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CONCEPTUAL FINE ARTS

Lorenza Longhi, turbolenze nel campo della perfezione

Stefano Pirovano

La prima personale di Lorenza Longhi da Fanta MLN interroga la nostra idea di perfezione attraverso le debolezze dell’industrial design

Abbiamo incontrato Lorenza Longhi per la prima volta a Zurigo la scorsa estate, in un giorno di pioggia, visitando Plymouth Rock, lo spazio aperto da Mitchell Anderson qualche tempo fa. L’artista è nata a Lecco, ha studiato all’Accademia di Brera con Alberto Garutti (qui il nostro scritto riguardo ai migliori allievi di Alberto Garutti). Poi si è trasferita in Svizzera, nella città del Cabaret Voltaire, del Pavillon di Le Corbusier (da poco riaperto al pubblico), del Loewenbraeukunst (che invece tra poco chiuderà per ristrutturazione) e della mega galleria museo di Bruno Bischofberger (aperta al pubblico solo di rado, almeno per ora). Prima di quel momento ci aveva parlato di lei il lavoro con cui Lorenza Longhi ha partecipato, all’inizio del 2019, alla prima collettiva organizzata da Fanta Spazio dopo essere diventato una galleria a tutti gli effetti, ovvero Fanta Milano. L’opera in questione non ha titolo, ma ha una referenza molto precisa, ovvero l’USM Haller, iconico mobile modulare svizzero, simbolo di ‘adattabilità, durevolezza e stile immutabile’, come recita il sito dell’azienda che ha brevettato il sistema. Solo che la versione di Lorenza Longhi è fatta a mano, in scala reale, usando cartone alveolare recuperato.

“L’USM Haller è un oggetto potente, costoso, che trovi negli uffici di prestigio, nei musei, ma anche in molte case. Vivendoci a contatto mi sono accorta che è una sorta di passpartout. Conferisce a qualsiasi spazio una specie di potere”.

Lorenza Longhi, Installation view Visual Hell, New Location, Fanta-MLN, Milan, I, 2019 Courtesy the artist and Fanta-MLN, Milan Photo: Roberto Marossi

Lorenza Longhi, normale vs manuale.

La prima mostra personale di Lorenza Longhi da Fanta Milano si intitola Visual Hell New Location, e dal pezzo di cui abbiamo parlato sembra uscire, trasformando la metafora dell’USM Haller artigianale in un discorso poetico ben più articolato e aperto. Il Fanta-spazio, un ampio volume industriale dalla volta altissima, è stato controsoffittato e reso più intimo tirando un reticolo di cavi d’acciaio posto a poco più di due metri da terra. Sopra di questo l’artista ha adagiato dei grandi fogli di plastica trasparente, in modo da ricordare i soffitti luminosi dei certi musei; a noi vengono in mente quelli delle Kunsthalle di Basel e di Bregenz. L’approccio formale è il medesimo per le serigrafie, i neon, e le sculture a parete che compongono la mostra.

“Tutti i lavori recano le tracce della lavorazione, e della produzione. L’approccio alla tecnica è visibile, e semplice. Si avverte la manualità”.

Lorenza Longhi, Installation view Visual Hell, New Location, Fanta-MLN, Milan, I, 2019 Courtesy the artist and Fanta-MLN, Milan Photo: Roberto Marossi

Lorenza Longhi ha iniziato a impiegare la serigrafia nel 2017, usandola in modo non tradizionale. Le linee di testo vengono da riviste della seconda metà del Novecento. Lorenza Longhi le ristampa su un supporto applicabile alla tela. La stampa è monocroma, ottenuta senza l’impressione del telaio, ma con sticker direttamente applicati sulla stoffa. Non esiste una matrice riutilizzabile. L’opera prodotta con questo metodo è perciò unica. “Alla fine è un mezzo per ottenere una superficie” spiega l’artista, che così sancisce il valore espressivo del processo di produzione del lavoro. La forma è conseguenza, effetto, impronta. Nel caso delle serigrafie diremmo che si tratta di una geometria non geometrica. Come già nell’USM Haller, elementi ideali, e dunque non esistenti in natura – come la linea retta, l’angolo di novanta gradi, o il parallelismo perfetto – diventano reali, e perciò più naturali (ammesso che poi esista davvero una discontinuità tra res cogitans e res extensa). Ed ecco che emerge quella vena ironica, invece che tragica, con cui Lorenza Longhi chiede di leggere il titolo scelto per la mostra da Fanta Milano: ‘Visual hell new location’. Per quanto gli esseri umani perseguano l’idea di perfezione negli oggetti che producono con il loro lavoro, e si facciano vanto di questo attributo quando credono di averlo guadagnato, poi basta guardare a un filo d’erba per capire che la natura non usa geometria e matematica. Che poi è anche il motivo per cui Picasso dileggiò Raffaello.

Lorenza Longhi, Untitled, 2019 (dittico/dyptich). Silkscreen print on fabric mounted on wood panel, aluminium, adhesive silver, screws 138 x 100 x 2,5 cm (each). Courtesy the artist and Fanta-MLN, Milan. Photo: Roberto Marossi

Lo spazio del vulnerabile.

Le due barre al neon in mostra, montate sulla parete opposta a quella da cui si accede allo spazio, sono, di nuovo, prodotto di un lavoro manuale la cui traccia evidente è il principio attivo dell’opera. I tubi al neon stanno per sparire dal mercato, superati dai led. Sono perciò oggetti cronologicamente coerenti alle riviste da cui sono tratte le scritte che identificano le serigrafie, alla stessa tecnica della serigrafia, e alle immagini in bianco e nero intorno a cui ruotano le sculture a parete. Ma i tubi al neon fanno qualcosa di più, ovvero unisco ciò che prima era separato, ed in questo si può leggere una delle due essenze del lavoro umano; l’altra è portare qualcosa da un punto a un altro. Lorenza Longhi ha infatti collaborato con un artigiano del settore per saldare due metà di tubi al neon standard facendone uno solo, che perciò è straordinario. Riguardo ai gas dai quali si genera la luce, Lorenza Longhi dice: “Ho cercato di avvicinarmi alla ricetta dei tubi al neon industriali, che non è di pubblico dominio. Con l’artigiano con cui ho lavorato, abbiamo creato una mistura di gas simile, che però non funziona con i normali trasformatori. Il trasformatore da neon necessario è stato fatto apposta. Direi che è l’hackeraggio di un elemento che all’apparenza è standard, ma per via del suo processo ha bisogno di un altro trattamento perché sia funzionante”. Uscendo dallo standard, è dunque impossibile prevedere e controllare la durata del neon, la sua luminosità o il colore della luce che emette. Siamo nel campo dell’imprevedibile. Non ha più senso parlare di funzionalità o prestazioni.

Lorenza Longhi, Improved Accuracy II, 2019 (detail). Two half radium Spectralux Plus cold daylight fluorescent lamps welded together, Argon gas, transformer 12 x 121,5 x 5 cm. Courtesy the artist and Fanta-MLN, Milan. Photo: Roberto Marossi

“Cerco di mantenere, nel lavoro, un sorta di vulnerabilità”

dice poi Lorenza Longhi, e aggiunge così un tema che dal presente ci porta nel Medioevo delle simmetrie, dei numeri, delle armonie perfette (qui il link al nostro saggio sull’architettura romanica a Como e nel suo territorio); teniamo a mente che l’artista viene da un territorio dove le persistenze medievali sono uniche al mondo. L’uomo che attraverso le regole cerca di proteggersi, in realtà, è come fosse reso più vulnerabile dalle regole stesse. L’idea standard, pilone della produzione industriale, che punta ai numeri e maliziosamente finisce per stabilire la norma (attraverso la scienza del marketing), probabilmente è più medievale di quanto siamo disposti ad ammettere. Imparando a disimparare, per sfuggire al controllo.

Lorenza Longhi, mproved Accuracy I, 2019 Two half Osram Lumilux de luxe day-light fluorescent lamps welded together, Argon gas, transformer 12 x 121,5 x 5 cm Courtesy the artist and Fanta-MLN, Milan Photo: Roberto Marossi

January 25, 2022