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I 7 libri che ogni collezionista d’arte dovrebbe leggere

Stefano Pirovano

Caro collezionista, ecco una lista di libri che poterebbero ispirare le tue prossime mosse.

Questa lista è dedicata soprattutto ai collezionisti. Si tratta di libri che sono stati pubblicati negli ultimi 50 anni, mentre il mercato dell’arte ha vissuto una crescita senza precedenti. Li abbiamo scelti e letti con l’obiettivo di individuare strumenti utili per orientarsi in questa complessa costellazione. Gli amanti dell’arte di domani sapranno farne buon uso. Leggendo noteranno che nella nostra lista non ci sono libri che parlano di estetica; i veri talenti fuggono il suo bacio mortale.

Eugene Schwartz, Confessions of a Poor Collector, 1970.

Collezionare è l’unica forma di avidità socialmente lodevole‘ dice Eugene M. Schwartz, e il principio regge. Agile quanto efficace, il suo libretto ci aiuta sopratutto a capire come è cambiata la struttura del mondo dell’arte dagli anni Settanta a oggi. Ma i suggerimenti di Schwartz riguardo a come costruire una collezione d’arte spendendo il meno possibile sono tutt’ora utilissimi, anche perché partono dall’assunto che un’opera d’arte non si può dire nata fino a che non trova qualcuno che sia disposta a pagarla.

Eugene Schwartz, Memories of a poor collector, 1970.
Eugene Schwartz, Memories of a poor collector, 1970.

Richard Feigen, Tales from the art crypt, 2000.

Feigen scrive un racconto del mondo dell’arte della seconda metà del XX secolo dalla prospettiva di un mercante d’arte visionario, sensibile, appassionato e, in primis, collezionista egli stesso. Antichi maestri e artisti contemporanei sono posti sullo stesso piano, con una profondità di visione che oggi non ha pari (quasi sempre chi sa di arte antica sa poco del presente, e vice versa). Oltretutto, Feigen non solo descrive perfettamente il genere di contesto sociale con cui l’aspirante collezionista dovrà confrontarsi; ma riesce anche nel difficile intento di chiarire perché la preoccupazione principale di un mercante d’arte di successo non abbia da esser quella di vendere arte ai suoi clienti, bensì quella di comprare al momento giusto.

Richard Feigen, Tales from the art crypt, 2000.
Richard Feigen, Tales from the art crypt, 2000.

Christopher Mason, The Art of the Steal, 2004.

Le case d’asta hanno a loro disposizione l’arma mediatica più potente in assoluto, ovvero il prezzo. Lo fissano, lo rendono pubblico, lo manipolano, all’occorrenza. Hanno competenza straordinaria, denaro, connessioni, accesso ai capitali. E sembra che possiamo fidarci dell’analisi puntualissima e super informata di Mason, visto che pure un ex direttore della sezione Old Masters di Chritie’s come Richard Knight ammette che questo libro è ‘piuttosto accurato‘.

Christopher Mason, The Art of the Steal: Inside the Sotheby's-Christie's auction house scandal, 2004.
Christopher Mason, The Art of the Steal: Inside the Sotheby’s-Christie’s auction house scandal, 2004.

Orhan Pamuk, Il museo dell’innocenza, 2008.

L’unico romanzo nella nostra lista non è per il fatto di esser frutto della fantasia di un romanziere (ex pittore) meno importante degli altri, anzi. Il museo dell’innocenza ha infatti origine dalle stesse tre forze su cui anche A(r)tlantide fa affidamento. Vale a dire, amore, speranza e sacrificio. Pamuk ci insegna che collezionare oggetti è un’esperienza di vita, che richiede profonda dedizione, e che un museo è un monumento all’arte, piuttosto che un modo di rappresentare sé stessi. (Qui il link all’intervista che Orhan Pamuk ci ha concesso).

Orhan Pamuk, The museum of innocence, 2008.
Orhan Pamuk, The museum of innocence, 2008.

Daniel Kahnemann, Pensieri lenti e veloci, 2011.

Vincitore nel 2002 del prestigioso Premio Nobel per l’economia, Kahnemann è il padre dell’economia comportamentale. Sebbene d’arte non rechi traccia, il suo libro è uno strumento fondamentale e utilissimo per conoscere il modo in cui prendiamo decisioni e per renderci consapevoli di quanto esse siano influenzate dalla nostre stesse aspettative. Questo non cambierà il nostro modo di decidere, e non ci impedirà di cadere negli stessi errori. Ma, se non altro, ‘farà suonare qualche campanello d’allerta’ nel momento della fatidica scelta.

Daniel Khanemann, Thinking, fast and slow, 2011.
Daniel Khanemann, Thinking, fast and slow, 2011.

Marta Gnyp, The Shift, 2015.

Pubblicato in una stagione di grande speculazione, soprattutto sui giovani artisti, questo libro ha probabilmente fornito l’analisi più puntuale di come la crisi del 2008 abbia colpito A(r)tlantide. Tra i molti dati raccolti di Gnyp ce n’è uno particolarmente significativo. Dei 216 musei privati attualmente aperti nel mondo, 50 sono stati costruiti tra gli anni ’60 e i ’90; 40 nel decennio successivo; e 126 tra il 2006 e il 2013. Questo dice anche come il problema delle diseguaglianze economiche stia cambiando i valori sociali che i musei pubblici rappresentano.

Marta Gnyp, Art and the rise to power of collectors, 2015.
Marta Gnyp, Art and the rise to power of collectors, 2015.

Derek Thompson, Creare successi, 2017.

La formula per produrre la Gioconda, girare Guerre Stellari, o scrivere una canzone come Stand by me non esiste. E oltretutto il libro ribadisce come non sia possibile prevedere il futuro di una canzone, di un romanzo, di un film o di un’opera d’arte. Eppure le analisi di Thompson riguardo successi globali come i capolavori di George Lukas e Leonardo Da Vinci fanno molto riflettere, anche perché sono profondamente coerenti con quanto Khanemann e i suoi seguaci dicono nei loro scritti.

Derek Thompson, Hit makers: How things become popular, 2017.
Derek Thompson, Hit makers: How things become popular, 2017.

June 22, 2021