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Maxwell Alexandre: nascita di un idolo brasiliano

Maria do Carmo de Pontes

La prima mostra istituzionale di Maxwell Alexandre apre nei prossimi giorni al MAC di Lione. Abbiamo incontrato l’artista per capirne le potenzialità.

Maxwell Alexandre

Maxwell Alexandre.

Nel momento in cui scriviamo Maxwell Alexandre è a Lione. Sta preparando la sua prossima mostra, al Musée d’art contemporain della cittadina francese famosa per l’haute cuisine e le industrie del tessile. La prima mostra che il ventottenne carioca ottiene fuori dal Brasile è anche la sua prima in un’istituzione museale – e il fatto non sorprende, data la velocità a cui la carriera del giovane artista si sta muovendo.

Fino a qualche tempo fa Maxwell Alexandre era uno skater professionista. La sua vocazione per il monopattino è durata almeno un decennio, e non è stata avara di soddisfazioni. Ma nell’estate del 2017 il giovane si è convertito, grazie a una mostra intitolata Carpintaria For All, che ha avuto luogo nell’avamposto a Rio della galleria paulista Fortes d’Aloia Gabriel. Si è trattato di una chiamata libera da parte della galleria agli artisti, all’insegna del chi prima arriva meglio alloggia. Nessun curatore, nessuna regola. Era sufficiente che il lavoro passasse dalla porta dello spazio. Così Maxwell Alexandre è arrivato con una tela di tre metri per cinque, che teneva arrotolata sotto il braccio; l’opera doveva essere ammessa, perché passava dalla porta, ma il direttore della galleria, per farle spazio, ha dovuto rinunciare al testo introduttivo che avrebbe dovuto essere stampato sul muro d’ingresso. Da quel momento la qualità dei dipinti di Maxwell Alexandre è aumentata almeno quanto la curiosità del pubblico riguardo al suo passato.

Maxwell Alexandre e La Rocinha.

Nato alla Rocinha, la più grande favela di Rio de Janeiro, Alexandre è incappato nell’arte contemporanea quando aveva ormai 22 anni, mentre studiava design alla Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro (PUC-Rio). Sebbene abbia mostrato sin da piccolo talento per il disegno – copiando cartoni animati e fumetti, che poi vendeva a scuola – è solo con l’università che Alexandre ha cominciato a dipingere, inizialmente opere non figurative.

Ho iniziato a dipingere con quello che avevo a disposizione’ ci dice. ‘Sono materiali rudimentali, che sono stati e ancora sono parte della mia vita quotidiana‘. Infatti, le sue composizioni – spesso di grandi dimensioni e piuttosto ricche di dettagli – possono includere ogni tipo di materiale, dal latex alla cera, dai pastello alla pittura ad olio. E spesso capita che tutti questi elementi siano presenti nella stessa immagine.

Maxwell Alexandre, Só quando tu tá com…, from the series Pardo é Papel, 2018.

La Rocinha

La Rocinha. Ph. Stefano Pirovano.

Alexandre dipinge soprattutto la Rocinha: il rapporto tra la polizia e gli abitanti (che è quasi sempre un rapporto di carattere autoritario), le madri con i propri figli, lo sfoggio di automobili e gioielli. Non mancano riferimenti alle icone della cultura afro americana, come Jean-Michel Basquiat, Nina Simone or James Brown. I colori di Maxwell Alexandre sono vividi, le sue figure – come appare l’arista stesso – sono forti e fiere. Gli abbiamo chiesto se i viaggi che ha affrontato di recente stanno influenzando il suo stile. Lui risponde che è troppo presto per dirlo ‘in termini pratici. Ma nella sfera delle idee, di certo qualcosa sta fermentando‘.

C’è molto da digerire in effetti. Dopo Carpintaria For All, Alexandre è stato selezionato per Abre Alias 14, la mostra collettiva dedicata ai talenti emergenti che dal 2005 A Gentil Carioca organizza ogni anno a Rio de Janeiro. Da qui artista e la galleria hanno iniziato a collaborare, e quest’ultima è riuscita a portare su di lui l’attenzione di molte istituzioni brasiliane, come Pinacoteca e il MASP a Sao Paulo, o il MAR a Rio, che poi hanno voluto collezionare ed esporre il suo lavoro. Oggi A Gentil Carioca è l’unica galleria a rappresentare l’artista. Nel frattempo Fortes d’Aloia & Gabriel, altro peso massimo del mercato brasiliano, lo ha incluso in una mostra collettiva, questa volta a San Paulo.

Maxwell Alexandre, Éramos as cinzas e agora somos o fogo, from 'Pardo é papel' series, 2018. Courtesy Maxwell Carvalho.

Maxwell Alexandre, Éramos as cinzas e agora somos o fogo, from Pardo é papel series, 2018.

Presupposti sociali.

Alla la fine del 2018 Maxwell Alexandre ha intrapreso il suo primo viaggio internazionale, che è coinciso con una residenza di un mese presso la Delfina Foundation di Londra. I dipinti che mostra a Lione sono parte della serie chiamata Pardo é papel, ovvero Mulatto è carta in italiano, anche se la traduzione non riesce a trasmettere fedelmente il significato della locuzione. Pardo è una parola portoghese che in Brasile viene di solito usata per indicare in tono amichevole gli individui meticci, anche se poi il termine nasconde una certa dose di pregiudizio razziale. Infatti il termine compare anche nella nomenclatura ufficiale, per esempio, dell’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE, in portoghese), che lo impeiga nell’ambito delle ricerche sul censo e sulle strutture sociali. Evidentemente Alexandre gioca con il significato della parola, evocando il sistema padronale tipico dell’era coloniale, e riferendosi così alla nostra incessante ricerca di definizioni che, almeno, suonino politicamente corrette. La serie è stata iniziata nel 2017, quando l’artista ha trovato documenti ‘pardo‘ abbandonati, sui quali ha poi dipinto una serie di autoritratti. Da qui sono nate opere monumentali, di oltre tre metri per quasi cinque ciascuna. Alexandre ci dice che solo una parte di queste opere saranno mostrate a Lione, dato che la maggior parte sono già state acquisite da collezioni pubbliche e private in giro per il mondo.

La produzione di Alexandre si sviluppa in serie, come quella che abbiamo appena citato, o come quella che si intitola ‘Reprovados‘ (che letteralmente significa non ammesso, ovvero bocciato, spesso in riferimento a uno studente che non è ammesso all’anno successivo del corso di studi che sta frequentando). Sotto questo cappello, poi, i dipinti hanno titoli specifici. E, ci dice Alexandre, in questo caso sono testi di tre rapper brasiliani: Djonga, che è di Belo Horizonte, Baco Exu do Blues di Bahia, e BK, che come Alexandre è nato a Rio de Janeiro. Il rapporto di Alexandre con la musica è dunque stretto. Con l’amico BK ha spesso collaborato, offrendo la parte iconografica degli album del musicista.

O Batismo de Maxwell Alexandre, installation view, A Gentil Carioca, 2018.

O Batismo de Maxwell Alexandre, installation view, A Gentil Carioca, 2018.

O Batismo de Maxwell Alexandre, installation view, A Gentil Carioca, 2018.

Una questione religiosa.

Un ulteriore importante influenza nel lavoro di Alexandre è la Chiesa Evangelica, nei precetti della quale l’artista è cresciuto, ma che a un certo punto della sua vita ha preferito abbandonare. Oggi gran parte della sua produzione affonda le radici in codici che sono reminiscenza della fede religiosa. Riguardo agli spazi che condivide con gli amici alla Rocinha Alexandre dice ‘le nostre opere sono preghiere, e i nostri atelier sono templi‘. A Noiva – ovvero La Sposa – è la massima divinità della loro chiesa immaginaria, che ha fedeli, gospel e persino una propria raccolta di canzoni. Significativamente, la sua prima mostra da A Gentil Carioca nel 2018 si è intitolata Il battesimo di Maxwell Alexandre, e ha inscenato una processione di dipinti che hanno viaggiato dallo studio dell’artista alla galleria, nel centro di Rio. Il rapper BK ha servito messa.

Ambizione e talento abbondano nel vocabolario di Alexandre. Trasformare in feticcio la sua traiettoria di outsider in un mondo in gran parte costituito da un ristretto circolo di soggetti influenti diventerà presto un vecchio gioco. Ma forse a quel punto il pubblico comincerà a vedere la sua arte per come davvero, cioè qualcosa potente, convincente, e nuovo.

June 22, 2021