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A tavola, secondo Giulio Romano

Esme Garlake

Gli oggetti da tavola disegnati da Giulio Romano ci invitano a riconsiderare il falso binario su cui corrono estetica e funzione.

Per un principe del Rinascimento piatti, posate e utensili da pranzo sono strumenti molto più potenti di quel che si potrebbe pensare. Al primo sguardo la tavola dice a ogni ospite della ricchezza, del gusto, dell’educazione, dell’umorismo e dello status del padrone di casa; ai Gonzaga di Mantova questa funzione è chiara più che ad altri. Tra il 1524 e il 1546, infatti, Federico II Gonzaga commissiona a Giulio Romano centinaia di disegni per gli argenti da tavola. Molti di questi oggetti, spesso assai complessi, vengono prodotti sotto l’attenta supervisione dell’artista per poi essere impiegati in occasione dei banchetti imbanditi dalla nobile casata. Altri vengono semplicemente messi in mostra, come rappresentazione estetica di opulenza, prosperità e maestria artistica.

Tiziano Vecellio, Federico Gonzaga
Tiziano Vecellio, Federico Gonzaga, Ist Duke of Mantua. ©Museo Nacional del Prado, Madrid.

Purtroppo, non appena la fortuna della casata si fa avversa, la maggior parte di questi prodotti finisce per essere rifusa, e i disegni di Giulio Romano tornano a essere solo disegni. Ma oggi, osservando con attenzione, non solo possiamo farci un’idea più precisa degli interessi e dello stile di vita di Federico II, ma riusciamo anche a capire meglio l’interesse nutrito dallo stesso Giulio Romano per invenzione e illusionismo, e per il connubio di natura e artificio.

I disegni delle stoviglie di Giulio Romano sono estremamente complessi. Farne oggetti reali è quasi impossibile. La sfida che lanciano ai loro esecutori è così ardita che un orafo romano, ingaggiato da Federico II Gonzaga durante gli ultimi giorni che Giulio Romano trascorre a Roma, affronta una così “grande difficoltà” che alla fine giura di non lavorare più con l’illustre maestro (Beth Holman, ‘A Subtle Artifice’: Giulio Romano’s Salt Cellar with Satyrs for Federico II Gonzaga’, in Quaderni di Palazzo Te, no. 8, 2000, pp. 60-1). Giulio Romano è infatti un artista che ama sfidare i confini dell’immaginazione, anche se ciò comporta il sacrificio della funzionalità; ma ciò è gradito al suo committente, che poi è felice di possedere tali sofisticate stravaganze. Non c’è quindi bisogno che gli oggetti sia adatto all’uso; serve piuttosto che funzionino come simulacri di ricchezza e prestigio artistico. Per gli ospiti della corte di Federico essere seduti a una tavola con i servizi più complessi, bizzarri e audaci è di per sé onorevole, e il fatto che molti degli oggetti siano inutilizzabili rende l’esperienza ancor più singolare. Il gusto per questo genere di eccesso potrebbe trovare un equivalente mediatico contemporaneo nella dinastia familiare dei Kardashian: gli oggetti che compaiono nelle foto pubblicate su Instagram raramente funzionano a livello pratico, ma sono senz’altro efficaci sul piano estetico. Possedere qualcosa di costoso è una cosa, mostrarsi senza nemmeno usarlo è tutt’altro. A Palazzo Te, l’affresco dipinto da Giulio Romano per la Sala di Amore e Psiche, mostra come un set di stoviglie stoviglie possa offrire uno sfondo altamente ornamentale.

Giulio Romano, Camera di Amore e Psiche, Palazzo Te, Mantova. © Comune di Mantova, Musei Civici.

Come abbiamo detto poc’anzi, Giulio Romano sa andare oltre decorazioni e sofisticherie. L’artista infatti ama anche incedere in elementi spiccatamente umoristici o intelligentemente provocatori. Per esempio, per una saliera Giulio Romano immagina due capre che girano la testa in direzione opposta, come per “leccare” il sale nel recipiente posto sopra di loro. Chiaramente il maestro sta giocando con la funzione dell’oggetto, visto che notoriamente le capre sono ghiotte di sale; ed è persino disposto all’impertinete allusione, mettendo il posteriore di una terza capra al centro del foglio. Le uniche parti visibili della capra di mezzo sono infatti l’ano, crudamente esposto, e le sue mammelle pendenti. Includere un’immagine così volgare nel disegno di un oggetto da tavola destinato a essere prodotto con l’argento ed esser usato alla corte di Mantova è chiaramente oltraggioso, così come l’idea di commissionare a un orafo la produzione di un oggetto di questo tipo è di per sé piuttosto audace.

Giulio Romano tableware
Giulio Romano, design for an ornamental tureen, probably 1499-1546. © The Samuel Courtauld Trust, The Courtauld Gallery, London.

A Giulio Romano anche a tavola piace scherzare, combinando immagini lussuose con con volgari, ancorché acute, battute visive. È questo un tratto che si può ricondurre all’antico vasellame greco e romano, spesso concepito anche con l’intento di intrattenere e divertire i commensali, magari con immagini falliche o allusioni visive.

Terracotta vase in the form of a phallus, ca. 550–500 B.C., Greek. Courtesy of Met Museum, New York.

Del resto, l’umorismo sofisticatamente osceno degli utensili da tavola di Giulio Romano era certamente in sintonia con le abitudini licenziose di Federico Gonzaga e della sua cerchia: Valerie Taylor nota il “provocante piacere visivo e tattile di maneggiare o essere serviti da recipienti progettati per eccitare” (‘Art and the Table in Sixteenth-Century Mantua’, in The Material Renaissance, eds. Michelle O’Malley and Evelyn Welch, Manchester, 2007, p. 178). Questi oggi ci ricordano che l’umorismo era una parte non trascurabile della produzione artistica rinascimentale italiana, e non dovrebbe essere trascurato semplicemente perché la storiografia artistica tende a offrire dei grandi maestri il lato più serio e intellettuale.

Giulio Romano tableware
Giulio Romano, A pair of tongs formed by a duck’s bill, the handles terminating in serpents’ heads; pen and brown ink, with grey-brown wash, over black chalk, 1514-1546. © The Trustees of the British Museum.

Molti degli scherzi visivi ideati da Giulio Romano nei disegni per gli oggetti da tavola implicano l’uso di immagini di animali. In un disegno oggi nella collezione del British Museum di Londra, per esempio, l’artista ingigantisce il becco di un’anatra a guisa di grande pinza, invitandoci così a re-immaginare l’animale nel contesto di significato di un oggetto domestico relativamente banale. In quanto prodotto dell’immaginazione di Giulio Romano, un oggetto di questo tipo presenta quella brillante commistione di naturale e artificiale che l’artista era sicuro deliziare il suo pubblico. Giulio Romano non sta solo inventando un oggetto, né solo disegnando un’anatra: sta combinando in modo originale osservazione e immaginazione. Oltretutto, si tenga presente che tra le persone che come Federico Gonzaga nutrivano interessi umanistici i dibattiti estetici sul rapporto tra natura e artificio si rifacevano, tra l’altro, alla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, il che rendeva i disegni di Giulio Romano intellettualmente stimolanti quanto lo erano visivamente.

Giulio Romano tableware
Giulio Romano, a ewer with a swinging handle and two spouts formed by the heads of a swan and an eagle, a separate design for a lion-headed spout below; pen and brown ink, with brown wash, over black chalk, 1514-1546. © The Trustees of the British Museum

Non solo ci invitano a prestare attenzione al significato degli oggetti d’uso, ma anche a riconsiderare il falso binario su cui si può presumere corrano opere d’arte e oggetti funzionali. E potremmo persino provare a mettere in discussione il ruolo dell’immaginario animale all’interno di tali contesti, dato che Giulio Romano mostra un costante desiderio di metamorfosi e (letteralmente) oggettivazione delle forme naturali o animali, in linea con una crescente visione del creato come una risorsa sfruttabile per l’uso umano. In effetti, i disegni da tavola di Giulio Romano sono anche indicatori di una società europea sempre più materialista, una società che si stava arricchendo attraverso la brutale sottomissione delle popolazioni indigene e degli ecosistemi naturali scoperti oltreoceano. Allora come ora, gli oggetti ci dicono molto di più di noi stessi di quanto potremmo aspettarci – a volte rivelando scomode verità.

July 30, 2021