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Alix Dionot-Morani, co-fondatrice di Crèvecoeur (un’intervista)

Conceptual Fine Arts

Abbiamo chiesto a Alix Dionot-Morani, co-fondatrice di Crèvecoeur, come la galleria lavora per i suoi artisti, e per il pubblico

Alix Dionot-Morani e Axel Dibie hanno aperto Galerie Crèvecoeur nel 2009. Oggi la loro galleria è un punto di riferimento internazionale per gli artisti emergenti e mid-career. Attualmente esistono due sedi, entrambe a Parigi, ma fino a poco tempo fa ce n’era una anche a Marsiglia. Già attivi sulla scena parigina – Dibie come curatore, Dionot-Morani come parte dell’organico di due istituzioni fondamentali come il Louvre e il Palais de Tokyo – i due fondatori di Crèvecoeur hanno iniziato con l’idea di portare avanti il dialogo già in corso con alcuni degli artisti con i quali avevano lavorato. Si trattava di artisti delle loro stessa generazione, che nel frattempo hanno smesso di essere emergenti. Già perché come dice Dionot-Morani sostenere gli artisti significa “credere nei diversi formati che loro sono in grado di ideare, fornendo la libertà e la flessibilità di cui hanno bisogno perché possano accadere”.

Axel Dibie & Alix Dionot-Morani, 2022

Come descriveresti il tuo programma della galleria a qualcuno che non la conosce ancora?

Alix Dionot-Morani: Non è semplice rispondere a questa domanda, ma direi che trattiamo artisti che riflettono sulla questione dell’immagine, su come viene prodotta, come circola e come ce ne si può riappropriare in un mondo post-digitale. Molti dei nostri artisti lavorano sui modi in cui le immagini si collocano all’interno della storia della pittura, della scultura, dell’installazione e del video, nel contesto di oggi, dove la gerarchia dei diversi riferimenti non è più quella del XIX o del XX secolo. I nostri artisti avvertono le possibilità contemporanee di manipolare riferimenti, fonti e ispirazioni, provenienti non solo dalla storia dell’arte, ma anche dalla storia della letteratura, del cinema, della cultura dei mass media. C’è un interesse libero e generico per tutte le traiettorie che attraversano la storia dell’arte.

Come capite se un artista è adatto a Crèvecoeur?

Alix Dionot-Morani: Si tratta di una sensazione, e abbiamo la fortuna di essere totalmente indipendenti nelle nostre scelte. Rappresentare un artista è un sottile equilibrio tra l’esser convinti dalla sua ambizione artistica e quanto il suo lavoro è in grado di approfondire i temi che ci interessano. La personalità di ognuno conta molto, poiché poi il rapporto tra la galleria e l’artista è molto stretto. Dobbiamo essere certi di andare nella stessa direzione e condividere lo stesso linguaggio. Dobbiamo avere un’ambizione comune.

Crèvecoeur
Galerie Crèvecoeur on 9 rue des Cascades, Paris.

Tra tutti i modi in cui una galleria può sostenere un artista, qual è il più importante?

Alix Dionot-Morani: Una galleria deve poter sostenere la produzione di opere per una Biennale, per esempio, ma anche fare in modo che l’artista abbia un mercato anche quando il suo lavoro non è facile da vendere. Dopotutto il gallerista non è così diverso dal produttore cinematografico o da un editore. È importante che il tuo artista sia rappresentato nelle migliori collezioni, perché questo è qualcosa che probabilmente gli permetterà poi di avere un reddito; è importante avere una buona copertura stampa, per evidenti ragioni archivistiche, di visibilità e intellettuali; è importante che i curatori credano nei tuoi artisti e li includano nelle mostre istituzionali, perché questo è il modo di evitare le speculazioni del mercato – un artista venduto all’asta per molti quattrini, che però non ha nessuna mostra istituzionale, è un cattivo segnale. Questi forme di supporto devono oltretutto accadere nello stesso tempo. A lungo termine ciò che più conta per noi è che gli artisti rimangano visibili ai posteri.

Exhibition view of Than Hussein Clark’s Hollywood Regency, Crèvecoeur, 2017

Può una galleria sopravvivere senza le fiere?

Alix Dionot-Morani: Sarebbe l’ideale, ma le fiere sono ancora necessarie, almeno per noi. Se hai quattro decenni di lavoro alle spalle, forse, puoi farne a meno. Non è il nostro caso. Le fiere ci servono per incontrare nuovo pubblico, fare nuove connessioni, sia con i collezionisti che con le persone che lavorano nelle istituzioni. Allo stesso tempo, non intendiamo, a causa delle fiere, trascurare il nostro programma espositivo. Gli stand vengono dopo le mostre in galleria.

Nel 2018, insieme alla Galerie Gregor Staiger e a Ciaccia Levi, avete fondato Paris Internationale, una fiera d’arte contemporanea “fatta da galleristi per le gallerie”. Qual è stato l’ostacolo più grande che avete affrontato con questo progetto?

Alix Dionot-Morani: Con Paris Internationale proviamo a esplorare cosa può essere una fiera, cosa può diventare, e i modi in cui una galleria può recuperare un po’ di indipendenza dalle fieri principali. È un progetto senza scopo di lucro, dove l’obiettivo è coprire i costi. È motivato dall’idea di cambiare le cose dall’interno. La sfida più grande era fare in modo che i collezionisti e le figure istituzionali, quelle che vengono a Parigi durante la settimana dell’arte, venissero da noi come a FIAC. Siamo anche riusciti a portare in città gallerie internazionali che prima non venivano a esporre a Parigi.

Crèvecoeur
Galerie Crèvecoeur on 5 rue de Beaune, Paris, with an exhibition view of Louise Sartor’s Rive gauche, 2022

March 23, 2022