loading...

Marco Voena, vent’anni oltre i tempi

Stefano Pirovano

Abbiamo intervistato Marco Voena, alla vigilia del primo Tefaf online, cercando di capire dov’è e dove sta andando il mercato dell’arte.

Alla vigilia dell’apertura della prima edizione digitale del Tefaf abbiamo intervistato Marco Voena, che a Maastricht c’è dal 1997. All’assenza delle fiere la galleria che porta il suo nome – insieme a quello del socio storico, Edmondo di Robilant – ha risposto portando comunque le proprie opere in giro per il mondo, ma in forma più discreta e, se volete, elitaria. Voena è poi tornato a una sua grande passione, quella editoriale. Il Libro, ovvero il magazine lanciato dal mercante-editore lo scorso anno, esce in questi giorni con il suo secondo numero, ancor più ricco e ambizioso. E riporta il lavoro del gallerista indietro di vent’anni, come dice Voena, quando la componente editoriale era centrale – vedi Ernst Beyeler o i coniugi Maeght. Ma se invece fosse proprio il ritorno all’editoria la condizione per portare la galleria nel futuro? Come vedrete, allo stato attuale delle cose, la seconda ipotesi pare la più probabile, oltre che la più suggestiva. Del resto, Marco Voena è stato tra i primi, alla fine degli anni Novanta, a promuovere il dialogo tra arte moderna e antichità, quando queste due aree del mercato erano ancora straordinariamente distanti. La storia potrebbe ripetersi.          

Marco Voena. Courtesy of Cristian Castelnuovo / Massimo Sestini.

Come la pandemia sta colpendo il mercato dell’arte?

Marco Voena: Il virus rende molto più difficile mostrare le opere d’arte ai collezionisti. Ma le opere vanno viste dal vero, soprattutto se si tratta di arte antica. È come incontrare una persona, che ha una sua fisicità, una dimensione, una sua patina. In questo caso Internet non può aiutare a decidere se procedere o meno con un’acquisizione. Ciò detto, è pur vero che questa criticità è minore quando si tratta d’arte moderna o contemporanea. Qui le opere sono più note al pubblico, che le ha già incontrate nei musei, nelle fiere, o nelle gallerie d’arte.

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?

Marco Voena: A un certo punto torneremo quasi come prima. Ma non sarà mai come prima. Penso al grande boom delle aste, con il posto assegnato e la sala gremita di persone in attesa di assistere al grande evento. Le private view, gli ospiti, le inaugurazioni delle grandi fiere. Gli eventi che hanno portato il mondo dell’arte a essere anche un luogo di mondanità probabilmente non accadranno più nello stesso modo. Aumenterà invece la componente virtuale, ovvero quel che passa attraverso la rete. Qui vincerà la partita chi prima riuscirà a trovare la chiave di questo nuovo linguaggio.

Bartolomeo Manfredi (Ostiano 1582 – 1622 Rome), The Capture of Christ, Oil on canvas 120 x 174 cm / 47.3 x 68.5 in. Sold by Robilant + Voena to Tokyo National Museum of Western Art in 2015.

Cosa sta accadendo alle fiere?

Marco Voena: Per quanto ci riguarda ne sentiamo moltissimo la mancanza. Sono state un momento di incontro con vecchi, nuovi e futuri amici, ovvero con i curatori dei musei, con gli storici dell’arte, con i giornalisti e, ovviamente, con i nostri collezionisti. Ora c’è forse più tempo per riflettere, e per studiare. Ma, si sa, gli affari si nutrono d’altro. E questo lo dice uno che nelle fiere non ci sta mai più di un weekend…

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese,1960. Water-based paint on canvas 89.5 x 116.5 cm / 35.2 x 45.8 in. Presented by Robilant + Voena at Tefaf online, from 1 to 4 Nov 2020.

Nel frattempo ha avuto modo di lanciare una nuova rivista, stampata su carta, che ha chiamato Il Libro. Si può dire che l’assenza delle fiere ha spinto le gallerie a riappropriarsi di una funzione che negli scorsi anni era stata trascurata, ovvero quella editoriale?

Marco Voena: Il Libro nasce come piacere personale. Da sempre mi piace stampare. Quando esistevano le rotative mi alzavo all’alba per seguire ogni passaggio del processo, dalla scelta delle immagini, alla grafica, alla carta. In effetti l’aspetto editoriale si stava perdendo. La pandemia ci ha riportato indietro di vent’anni, non solo da questo punto di vista.

Il tempo è tornato indietro anche nel rapporto con i clienti?

Marco Voena: Prima lo incontravi in fiera, ora lo devi chiamare, organizzargli una visita, portargli le opere – in genere non più di un paio – in modo che possa vederle senza dover viaggiare. Allo stesso modo, un libro ti arriva a casa. Ne puoi godere al sicuro, magari nella tranquillità della quarantena, approfittando di un momento di riflessione che difficilmente avresti avuto altrimenti. Oltretutto, non credo che in un momento come quello che stiamo vivendo le persone siano disposte a passare una giornata intera davanti al computer. La carta offre quindi una buona alternativa.

Eppure, come professionista, anche lei passerà ore allo schermo.

Marco Voena: Certo, ma il piacere di sfogliare un catalogo d’asta è per me imparagonabile e quello di navigare online. Dopotutto sono una persona di 59 anni, che ha le sue abitudini. Per i più giovani è diverso. Se vogliamo raggiungerli dobbiamo farlo in rete.

Come nota Utz, il personaggio dell’omonimo romanzo di Bruce Chatwin, guerre e calamità naturali rappresentano, purtroppo, straordinarie opportunità per i collezionisti. Crede che stiamo attraversando un periodo di questo tipo?

Marco Voena: Per fortuna, credo di no. O non ancora. Ma è pur vero che stiamo vedendo comparire opere sul mercato che probabilmente non avremmo visto altrimenti. E questo mi sembra stia avvenendo più per un cambio di prospettiva di vita dei loro proprietari che per necessità economiche. D’altra parte, Chatwin dice bene. Il vero collezionista è sempre pronto a cogliere le occasioni, anche e soprattutto nei momenti più difficili. Nella mia ancor breve vita, ho attraversato la crisi petrolifera, il crollo giapponese, lo scoppio della bolla dell’hi tech, il crollo di Lehman Brothers. Posso dire che i collezionisti sono sempre stati pronti anche nei momenti di crisi, seguendo il loro istinto, a cogliere le opportunità.

Marco Voena
Artemisia Gentileschi, Self Portrait as Saint Catherine of Alexandria, c. 1615-17. Oil on canvas, 71.5 by 71 cm (28 x 28 in) © The National Gallery, London. Sold by Robilant + Voena to the National Gallery London in 2018.

Chi sta meglio oggi, fiere, gallerie, o case d’asta?

Marco Voena: Sicuramente le case d’asta, che hanno piattaforme online molto avanzate; che si basano su un meccanismo di vendita più che consolidato; e che posso contare su una struttura di mercato ormai centenaria. Dopo vengono i mercanti. I migliori riescono ancora muovere qualcosa, soprattutto quelli che si occupano di arte contemporanea. Le fiere stanno invece attraversando un momento molto difficile. Nonostante il potenziale dei loro brand sia grandissimo, finisco spesso per sembrare delle scatole vuote.

Significa che il rapporto di potere tra gallerie e fiere, sbilanciato a favore di queste ultime negli scorsi anni, va verso un nuovo equilibrio?

Marco Voena: Può darsi. Dopotutto, senza le gallerie le fiere non si fanno.

E i musei, come crede stiano rispondendo alla crisi sanitaria?

Marco Voena: I più grandi, chi meglio chi peggio, hanno cercato di far qualcosa per rimanere nella testa delle persone. Ma fino ad ora – posto che ritengo i musei luoghi da destinarsi alla cultura, che perciò non possono e non devono essere improntati al profitto economico o al puro numero dei visitatori – non ci sono state iniziative online che mi abbiano davvero colpito. Per altro, le mostre sopravvissute sono pochissime, le acquisizioni non si sono fermate ma vanno molto a rilento. Insomma, lo scenario non è dei migliori.

Cosa si aspetta dall’edizione online di Tefaf?

Marco Voena: L’esperienza online di Frieze Masters è andata bene. Spero che Tefaf faccia ancora meglio e possa premiare il grande lavoro che è stato fatto dalle gallerie che ne sono espressione.

Pablo Picasso, France Le Faune Au Manteau Violet, 2 September 1946. Oil on paper marouflé, 65.5 x 50.5 cm. Sold by Robilant + Voena to a private collection in 2017.

October 29, 2020