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CONCEPTUAL FINE ARTS

Ambiguità spazio temporali nella pittura di Wang Zhibo

Ricko Luong

Come un antropologo che raccoglie frammenti di vita quotidiana, Wang Zhibo ricostruisce il discorso sull’ineffabilità dell’arte.

I dipinti di Wang Zhibo sono enigmatici. Fanno riflettere e meravigliare, ci portano a pensare, e a immaginare, mentre ci sentiamo un po’ confusi. La giustapposizione surreale di oggetti e parti del corpo, nei dipinti di Wang Zhibo, è per certi versi inquietante, ma armoniosa per altri, che spingono a cercare un legame tra soggetti apparentemente casuali, così come casuale sembra il loro riferirsi alle ambiguità del tempo e dello spazio.

Un approccio antropologico

Wang Zhibo una volta ha detto che il suo metodo di lavoro può ricordare quello di un antropologo. Quando le è stato chiesto il perché, lei ha risposto: “Nella mia immaginazione dissotterrare manufatti d’argilla di tribù primitive in qualche parte del mondo può essere per certi versi simile a me, che vado in un negozio vintage di Berlino per imbattermi in una tazza per spazzolini da denti, senza alcun marchio o indicazione d’origine. Se uno dei metodi di lavoro dell’antropologo è lo studio sul campo, allora sembra che nella rete ci siano angoli ancora più misteriosi e sconosciuti; e questi enigmi non ancora risolti sono esattamente il punto di partenza della mia pratica pittorica”.

Wang Zhibo
Wang Zhibo, Untitled, 200 x 115 cm, oil on linen, 2018. Courtesy of the artist and Edouard Malingue Gallery.

Non potremmo scommettere che tutti antropologi gradiranno il confronto, ma si può apprezzare l’enfasi che questo approccio mette sull’atto di osservare, esplorare, scoprire, raccogliere e indagare. I manufatti d’argilla sono importanti per un antropologo come lo sono le immagini per un artista come Wang Zhibo, che spiega: “sono curiosa del potere che le immagini hanno di conservare e trasmettere messaggi… Poi, nella pittura, il potere di queste immagini può scomparire, oppure trasformarsi in un’esplosione appassionata di luce e colori; questa fase di trasformazione dev’essere considerata il potere della pittura”.

L’artista, che compie questi “gesti antropologici” attraverso il viaggio e l’apprendimento da immagini e parole trovate su Internet e sui libri, in seguito combina i risultati della sua indagine con la vita quotidiana. Wang Zhibo [1]: “Credo che le tracce e i dettagli della vita quotidiana siano centrali nel sistema della cultura umana, tanto quanto gli strumenti sociali, gli ornamenti, o gli stili architettonici che gli antropologi cercano. La cosa più importante è il rapporto tra queste tracce e i dettagli; può essere disegnato in modo significativo nel tempo e nello spazio, dove il tempo si riferisce al passato e all’oggi, e lo spazio si riferisce al qui e all’altrove”. Il tempo e lo spazio sono il principale campo di studio dell’artista-antropologo.

Distorsione del tempo e dello spazio

Nel dettaglio, la distorsione del tempo e dello spazio è il filo conduttore che attraversa l’arte di Wang Zhibo. In Untitled (Springs) (2012), le strutture di fontane artificiali sono collocate in un paesaggio naturale. In Rise, Fall (2016) una parte di foresta tropicale è giustapposta ad alcune tonalità bianche e grigie sullo sfondo, che assomigliano a montagne di neve, mentre sfere simili a pianeti cadono giù. In Untitled (2018) si possono anche vedere piedi umani e frutti stare insieme in modo inquietante. Dice Wang Zhibo: “Cerco di esplorare tangibilità e complessità attraverso la distorsione del tempo e dello spazio”.

Può tutto questo ricordarci il gioco di Paul Gauguin con l’ambiguità dello spazio? Per esempio, in Family (2015), una famiglia tribale convive con alcune persone che praticano yoga – si può appunto ricordare Arearea (1892) di Paul Gauguin, in cui lo sfondo è composto da uno spazio ambiguo e da figure misteriose religiose. La natura di questa ambiguità spaziale è simile a quella che ha reso immortale Francis Bacon, o ha premiato, più di recente, un autore come Jonas Wood. Questi artisti confondono le nostre nozioni temporali e spaziali, così come la nostra comprensione razionale e analitica degli oggetti. Spiega Wang Zhibo: “Gli oggetti non possono esistere da soli, essendo liberi dallo spazio e dal tempo. Questo è ciò che ho concepito come la “temperatura” degli oggetti, che è data dalle loro situazioni. Tale stato dell’oggetto, che emerge con la sua situazione, è ciò che desidero mantenere, rappresentando anche le sensazioni che sono fuse in esso. Chiamo questo processo schizzo degli oggetti”. Forse questi artisti stanno stanno semplicemente cercando di catturare i sentimenti e il clima che sono contenuti in un istante. Zhibo si è poi descritta così: “Sono una creatura complessa, e lo sono gli soggetti che dipingo; mi rendo conto che non sono in grado di semplificarli. Sono un semplice cacciatore”. Il risultato è una sorta di alterità pittorica, un’alterità così ben messa in scena che finisce per incuriosire anche lo spettatore più esperto.

Wang Zhibo
Wang Zhibo, Family,170 x 158 cm, Oil on Linen, 2015. Courtesy of the artist and Edouard Malingue Gallery.

L’eterno interesse per il corpo

Da Leonardo, a Henri Matisse, a Francis Bacon, l’interesse per il corpo da sempre alimenta l’interesse degli artisti. Wang Zhibo è tra di loro. Questo non può essere più evidente che guardando Female! (Self-portrait) (2018). Invece di rappresentare il proprio volto, Wang Zhibo dipinge un gorilla che fronteggia un corpo femminile forte e muscoloso, un copro molto diverso dal suo.

Wang Zhibo
Wang Zhibo, Female! (self-portrait) 200 x 200 cm, oil and acrylic on canvas, 2018. Courtesy of the artist and Edouard Malingue Gallery.
Wang Zhibo, Swaddling ,210 x 170 cm, Oil on Linen, 2016. Courtesy of the artist and Edouard Malingue Gallery.

La cosa più interessante è che le forme corporee sono visibili anche nelle sue nature morte, come la deliberata distorsione associativa di alcuni oggetti non identificabili che Wang Zhibo mette in scena in Summer Kitchen (2016), per un’apparente associazione corporea tra verdure avvolte in fasce (2016). La collocazione irreale e la proporzione intenzionalmente distorta di cibo e oggetti tornano in Hocus Pocus (2015) e Mead‘s Dilemma (2015). Non può sfuggire allo sguardo l’allusione simbolica.

Wang Zhibo, Hocus-Pocus!, 180 x 135 cm, oil on linen, 2015. Courtesy of the artist and Edouard Malingue Gallery.
Wang Zhibo
Wang Zhibo, Mead’s Dilemma, 190x150cm, Oil on Linen, 2015. Courtesy of the artist and Edouard Malingue Gallery.

Wang Zhibo, oltre la bidimensionalità della pittura

Wang Zhibo interroga le possibilità di questi concetti artistici “non solo all’interno dello spazio bidimensionale, ma anche con la percezione e la partecipazione dello spettatore”, come lei stessa dice descrivendo il proprio approccio. È stato scritto che “il percorso che Wang persegue è una terza dimensione, che va oltre la ‘buona’ e la ‘cattiva’ pittura: è l’assurdità mascherata da tecniche e immagini classiche” [2]. Innegabilmente la suddetta ambiguità apre spazio all’interpretazione, così come la connessione con i nostri ricordi o le nostre esperienze – tutte cose che stanno al di là delle dimensioni.

Parlando della pittura come proprio medium d’elezione Zhibo dice anche: “La tela è molto limitante, anche nel caso di una superficie di diversi metri quadrati; ma penso che la pittura, in quanto parte della natura umana, sia quasi indispensabile. Può non esser diffusa com’è stato in altre epoche, ma non morirà. A mio parere è molto simile a un’altra antica attività intellettuale umana, cioè la poesia; la sua forma, semplice ma potente, non è cambiata gran ché nel tempo, ma è indispensabile come l’acqua – e riflette il nostro sguardo sul tempo di ogni epoca”.

Wang Zhibo continua: “Il tempo cambia, ma il silenzio interiore e la visione rumorosa della vita possono, o non possono cambiare – sono cose che si possono trovare nella pittura come forma d’espressione”. Questa affermazione sembra sintetizzare la pratica artistica di Wang Zhibo.

Con il suo approccio “antropologico”, votato alla raccolta di frammenti di vita quotidiana, Wang Zhibo è un’artista che crede nel piacere e nell’ineffabilità dell’arte, un’arte che modera i nostri pensieri e le nostre emozioni, offrendoci uno spazio per essere in pace con il mondo.

 1, 2 Nikita Yingqian Cai, “The Innocent Post-Internet Anthropologist”, 2014.

December 2, 2020