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CONCEPTUAL FINE ARTS

Ottaviano Nelli (da Gubbio), maestro emergente

Antonio Carnevale

Breve introduzione all’opera di Ottaviano Nelli, pittore tardo gotico di Gubbio, maestro di sacro e volgare

A cavallo tra il Trecento e il Quattrocento Ottaviano Nelli è stato l’artista più importante attivo a Gubbio. È nato intorno al 1370 ed è forse un discendente del pittore Mello da Gubbio. Non esistono documenti anagrafici a suo riguardo (oppure non sono ancor stati individuati). Così gli storici hanno dedotto il possibile anno di nascita dalla sua attività politica. Nel 1400, infatti, Nelli è console del quartiere che Gubbio ha intitolato a San Pietro, e la carica non poteva essere conferita a chi non avesse almeno compiuto trent’anni. In quel periodo Nelli compare anche a Perugia, dove insieme a due colleghi dipinge sulle porte della città le insegne del nuovo signore, Gian Galeazzo Visconti – anche se nei documenti di pagamento di Ottaviano Nelli non si fa menzione. A trent’anni è dunque già un artista attivo.

Lo stile

La mostra Oro e colore nel cuore dell’Appennino. Ottaviano Nelli e il ‘400 a Gubbio, con il suo pesante catalogo (Silvana Editoriale, 2021, a cura di Andrea De Marchi e Maria Rita Silvestrelli), poggia su molti strati di ricerca. Li hanno lasciati eruditi settecenteschi come Rinaldo Reposati, Annibale Mariotti e Sebastiano Ranghiasci; storici dell’Ottocento come di Luigi Bonfatti e Giovan Battista Cavalcaselle; e, nel secolo scorso, Adolfo Venturi, Roberto Longhi, Renato Roli e Francesco Santi. Più di recente di Nelli si sono occupati Ettore Sannipoli, Fabrizio Cece e Francesco Mariucci. Quella attuale dovrebbe dunque essere la stazione finale prima che venga pubblicata la sua monografia.

Madonna del Belvedere - Nelli
Ottaviano di Martino Nelli (Gubbio, ca 1370 – 1448-49), “Madonna del Belvedere”, 1403, fresco, 188 x 250 cm, Church of Santa Maria Nuova, Gubbio, Italy

Di Ottaviano Nelli la critica apprezza la capacità di mescolare livelli e registri, ossia il passare nel medesimo spazio pittorico dai temi colti a quelli più vernacolari, dalle bellissime Madonne alle figure grottesche più maleducate. Come avviene, per esempio, nell’opera più importante che ci è giunta, ossia la Madonna del Belvedere, affrescata da Ottaviano per la chiesa di Santa Maria Nuova a Gubbio nel 1403. La sua Vergine ha la purezza eterea richiesta da soggetto e contesto, ma sulle colonne tortili monocrome che incorniciano la scena accade quel che non ti aspetti. Qui Nelli dipinge scene volgari, persino licenziose, ottenendo in questo modo l’effetto di attualizzare l’immagine sacra, rendendola probabilmente più verosimile agli occhi dei fedeli di quel tempo – e anche ai nostri. Ed è proprio questo tratto della sua espressività che deve aver interessato gli artisti a lui coevi, dentro e fuori dalla sua bottega.

Madonna del Belvedere dettaglio - Nelli
Ottaviano di Martino Nelli (Gubbio, ca 1370 – 1448-49), “Madonna del Belvedere” (detail), 1403, fresco, 188 x 250 cm, Church of Santa Maria Nuova, Gubbio, Italy

Contesto e (s)fortuna critica

Di Ottaviano Nelli sappiamo che ha lavorato a Gubbio, Fano, Perugia. Città di Castello, Foligno, Urbino, Pietralunga, Costacciaro, Rimini. Protetto dai Montefeltro – anche se ufficialmente non è mai stato pittore di corte – Nelli ha ricevuto commissioni da altre famiglie importanti, come quelle dei Trinci (Foligno) e dai Malatesta (Fano); a lui si sono rivolti anche mercanti e notai, oltre che diversi ordini mendicanti. Sebbene il più frequentato punto di partenza per la ricostruzione del suo percorso stilistico sia stato il Polittico di Pietralunga (oggi conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria), Nelli è in effetti stato più riconosciuto come pittore di affreschi che di tavole. Ed è dunque studiando i suoi affreschi che ci si è resi conto del suo vero valore, che oggi si ritiene essere dello stesso ordine di grandezza di quello di maestri di quest’area come Lorenzo e Jacopo Salimbeni e Gentile da Fabriano.

Ottaviano Nelli
Ottaviano Nelli, Polyptych of Pietralunga, 1403, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia.

Dimenticato per secoli, Ottaviano Nelli rinasce nell’Ottocento, nell’ambito della riscoperta dei cosiddetti primitivi. Poi però Adolfo Venturi ha puntato il dito contro il suo modo di dipingere “grossolano, informe, sciancato, talvolta barbaro”. Altri ne hanno notato la “volgarità”, la “sostanza rustica e paesana”. Roberto Longhi ha avvicinato la sua carica vernacolare ai migliori pittori e miniatori bolognesi del Trecento, ma a suo riguardo di Ottaviano Nelli ha anche parlato di un “narrare facile e coloritissimo, di stampo naturalistico fin troppo sbrigativo e asintattico” (va comunque notato che un elemento dello smembrato Polittico francescano di Nelli è oggi nella collezione della Fondazione Roberto Longhi di Firenze). Ai nostri occhi pare soprattutto un artista dalla tastiera ampia, effettivamente titolare di una propria forza espressiva che è interessante proprio nel suo esser ruvida, contrastata, disarmonica, come avviene, per esempio, nell’Adorazione dei magi, pure parte del Polittico francescano di cui abbiamo detto sopra, ora al Worcester Art Museum (qui il link alla scheda dell’opera). L’invenzione dei cammelli che escono dagli anfratti rocciosi è schietta e divertente, anche se i cammelli, come gli ovini alla loro sinistra. sembrano in effetti figurine di plastica di un presepe a buon mercato.

Ottaviano Nelli passa a miglior vita intorno alla fine del quinto decennio del Quattrocento. Ha dunque una carriera professionale piuttosto lunga, oltre che molto attiva. Facile supporre che l’esperienza gli abbia insegnato a dosare le proprie forze – come quelle della sua bottega – a seconda della commissione. Da qui verrebbero le differenze anche significative che ne caratterizzano la produzione. Anche perché oggi il catalogo delle sue opere è ormai più che nutrito e accessibile.

Ottaviano Nelli secondo Andrea De Marchi

Per fortuna, più che per disgrazia, le opere di Ottaviano Nelli non sono un’esclusiva italiana. Il fondamentale Polittico francescano di cui dicevamo sopra è diviso tra il Musée du Petit Palais di Avignone, che possiede anche una Madonna con bambino e crocefissione (qui il link alla scheda dell’opera presso la Fondazione Federico Zeri), i Musei Vaticani, la Fondazione Roberto Longhi di Firenze e, appunto, il Worcester Art Museum. Detto ciò, come in molti altri casi, va anche sottolineato che i territori in cui Ottaviano Nelli ha lavorato hanno spesso l’immenso privilegio di conservare le opere di questo artista nei luoghi per i quali queste opere sono state concepite e prodotte. Così, per esempio, nella chiesa di Santa Maria Nuova a Gubbio, oltre alla celebre Madonna del Belvedere, è presente una crocifissione, affrescata nella parete accanto, in controfacciata, inclusa in un fregio cosmatesco quadrato e chiusa da due leggiadre colonnine tortili, proprio come l’altro affresco con la Vergine.

Nelli - Crocifissione
Ottaviano di Martino Nelli (Gubbio, ca 1370 – 1448-49), “Crucifixion”, fresco, Church of Santa Maria Nuova, Gubbio, Italy

Quest’opera, ha scritto De Marchi con abbondanza di aggettivi, metafore e similitudini “ci sorprende per il registro tragico e solenne con cui vi è intonato il compianto, con note alte e vibrate come nella processione eugubina del Venerdì santo, al rintocco cupo delle battistrangole. La Vergine vestita di viola protende entrambe le braccia e ci chiama con gli occhi. La mano sinistra è un esercizio di letterale neogiottismo, con le dita sfalsate e scorciate che saggiano lo spazio e affiorano alla luce coi polpastrelli. Le mani di Giovanni si incrocicchiano per lo strazio con inedito vigore. Ma che Nelli inatteso è mai questo? Eppure, assieme alla Madonna del Belvedere e alla Madonna della Piaggiola questo Calvario è forse in assoluto uno dei suoi vertici, misconosciuto”.

“Le carni lattee sono delicate e impastate – continua De Marchi -, i tratti gentili, la fronte corrugata come nel San Giovanni evangelista e nel Sant’Antonio abate della Madonna del Belvedere, e il velo sotto il maphorion si increspa nervoso tradendo un capriccio lineare analogo, disciplinato però dalla superiore volontà di concentrare il dramma. Le pieghe dei panni cadono ampie e gravi e poi all’improvviso si tendono nell’aria, come fendenti, per accompagnare la potente retorica dei gesti, che non è più quella semplicemente emotiva, nuda e scarna, dei Calvari umbri del Trecento, ma ha fatto tesoro del neogiottismo e del naturalismo epidermico della pittura del Veneto e della Lombardia. Le carni olivastre del Cristo morto rammentano quelle che si vedono negli oratori lombardi del secondo Trecento (…)”.

FRATERNITA LAICI Nelli
Ottaviano di Martino Nelli (Gubbio, ca 1370 – 1448-49), frescos, church of Fraternita dei Laici in Gubbio, Gubbio, Italy

La maturità: Le storie della Vergine e quelle di Sant’Agostino a Gubbio

Come dicevamo, e come avviene per i migliori artisti di ogni forma espressiva, Ottaviano Nelli ha in effetti saputo aggiornare il suo linguaggio nel tempo, evolverlo. Ma è anche vero che Nelli ha continuato a passare consapevolmente da un registro stilistico all’altro. Come, a Gubbio, nella chiesa di San Francesco e del suo convento – così grande da essere soprannominato, un tempo, “cento celle”. Qui, poco dopo il 1410, Ottaviano Nelli ha affrescato l’abside sinistra della chiesa con le Storie della Vergine, originariamente suddivise in 17 scene. Il ciclo è tornato alla luce soltanto nel 1940, dopo una campagna di restauri. In questo ciclo, secondo De Marchi, Nelli “non è più quello delle volte a botte degli oratori appenninici foderate di coloriti tabelloni, misto iconici e narrativi, come la Piaggiola a Fossato di Vico, e neanche solo l’artefice di spettacolari e sontuosi riquadri devozionali al servizio di personaggi emergenti, presso la loro sepoltura, pro remedio animae, come in San Domenico e in Santa Maria Nuova, o l’autore squisito di anconette intime e preziose. Prende avvio il Nelli retore sovrano, estroverso e un po’ loquace affabulatore”.

C’è poi il vasto complesso di affreschi nella chiesa di Sant’Agostino a Gubbio, paragonabile per importanza a quello lasciato da Benozzo Gozzoli a San Gimignano. Il programma iconografico è coltissimo. I soggetti sono tratti dalle Confessioni, dalla Vita Sancti Aurelii Augustini di Possidio e da due testi trecenteschi, il Trattato sull’origine e sviluppo dei frati eremiti di Enrico di Friemar e il Liber Vitasfratrum di Giordano di Sassonia (De Marchi). Ciò che salta all’occhio dell’osservatore contemporaneo qui sono i ritratti – o cripto-ritratti, come qualcuno li ha definiti. L’artista racconta passo per passo la vita di Sant’Agostino, dall’infanzia, alla conversione, alla vita pubblica, fino alla morte e al funerale nel quale tutti lo piangono. Ed è qui che il gusto per la resa dei volti si fa penetrante, non soltanto nel riportare le fisionomie dei più in vista tra i suoi contemporanei, ma dando loro definizione psicologica

Chiesa di Sant'Agostino - Nelli
Ottaviano di Martino Nelli (Gubbio, ca 1370 – 1448-49), “Stories of Sant’Agostino”, fresco, church of Sant’Agostino in Gubbio, Gubbio, Italy

Santa Maria della Piaggiola

A Fossato di Vico c’è il piccolo oratorio di Santa Maria della Piaggiola, ricca di raffigurazioni iconiche e prolungate narrative. Il Cristo in maestà mostra il libro aperto iscritto in oro. Nella sua figura è stata riconosciuta una carnalità così densa, unita all’aura sacrale, da ricordare esempi della pittura lombarda e veneta, come il Cristo benedicente al colmo della cupola del battistero di Padova, dipinto da Giusto de’ Menabuoi. Cristo e Crocefissione sono i brani più alti e autografi, ma purtroppo la seconda è in parte andata distrutta. Nella chiesa di San Domenico, nella seconda cappella di sinistra, Ottaviano Nelli dipinge il ciclo con le Storie di san Pietro martire. La mani di Nelli e dei suoi allievi (il più dotato sarà Jacopo Bedi) è anche nella Fraternita dei Laici (o dei Bianchi) e nella Canonica di San Secondo.

SAN SECONDO Nelli
Ottaviano di Martino Nelli (Gubbio, ca 1370 – 1448-49), frescos, church of San Secondo in Gubbio, Gubbio, Italy

Queste e diverse altre opere sono tornate all’attenzione grazie a nuove indagini e restauri (e altri se ne reclamano, come per la chiesa di San Domenico). Così, negli ultimi anni, la critica ha offerto più di un’occasione per riscoprire questo autore. Ottaviano Nelli è emerso non solo come un acuto cronista del proprio tempo (proprio grazie alle ruvidità che qualcuno gli ha contestato), ma anche come autorevole interprete del Gotico delle corti in Italia.

December 1, 2021