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CONCEPTUAL FINE ARTS

Tõnis Vint e la ricerca del linguaggio visivo universale

Elnara Taidre

Tõnis Vint è uno dei pionieri del secondo dopoguerra. La sua pratica artistica ha cambiato la scena artistica estone, influenzando le arti visive, la grafica, il design d’interni e l’architettura, dagli anni ’60 in poi

L’eredità intellettuale lasciata dall’artista estone Tõnis Vint (Tallin, 1942-2019) offre quello che oggi ancora rappresenta un significativo esempio di “pensiero” artistico. Considerato da molti uno dei pionieri del secondo dopoguerra, Vint ha rivoluzionato la scena artistica estone, influenzando le arti visive, la grafica, l’interior design e l’architettura. Ha esplorato tradizioni e metodi artistici, interrogando le culture visive di diverse regioni e periodi – dall’antichà celtica a quella cinese, dall’arte dei nativi americani a quella australiana -, mappando le somiglianze come fossero parte di un proto-linguaggio comune. Nel contesto dell’occupazione sovietica le attività di Tõnis Vint erano improntate all’etica della resistenza silenziosa e al senso di una superiore missione. Mettendo in campo le strategie più impensabili – dalle conferenze a domicilio alle informazioni nascoste nella grafica dei libri – Vint ha permesso che anche nell’Estonia sovietizzata arrivassero gli sviluppi dell’arte internazionale, condividendo le implicazioni della cultura visiva e materiale più attuale non solo con la ristretta cerchia di specialisti e addetti ai lavori, ma con un pubblico più ampio.

Below: examples of Tõnis Vint’s works in

Sopra: esempi di opere di Tõnis Vint in diversi campi dell’arte. Tutte le opere riprodotte appartengono alla collezione del Museo d’Arte dell’Estonia di Tallin (link).

La ricerca della lingua perfetta di Umberto Eco (pubblicato nel 1993) può aiutare a introdurre Vint al pubblico europeo grazie a certe evidenti intersezioni tematiche e concettuali tra l’artista e lo scrittore. Eco si è accostato alla categoria mitica della lingua perfetta, ossia quella che era condivisa da tutte le culture prima che si costruisse la Torre di Babele, provando a descrivere i diversi tentativi di ricrearla, nel corso della storia, con tutti i sistemi possibili, dalla kabala all’intelligenza artificiale. Proprio mentre lo scrittore italiano censiva i linguaggi perfetti verbali, qualcuno provava a farlo nella sfera visiva, partendo dal misticismo ermeneutico rinascimentale di Giordano Bruno per arrivare all’avanguardia futurista – che aveva l’ambizione di creare una nuova e autonoma espressione visiva. La pratica di Tõnis Vint può infatti essere vista come la ricerca del linguaggio visivo perfetto e della forma universale. Oltretutto, Vint considerava il linguaggio visivo più avanzato di quello verbale: sosteneva che le immagini possono esprimere significati e informazioni complicate in modo essenziale e intuitivamente percepibile. Come base per il suo linguaggio visivo perfetto Vint aveva individuato segni geometrici trovati nel sistema pittorico dell’Estremo Oriente e negli ornamenti dell’arte popolare europea.

Tõnis Vint, Theoretical charts from the exhibition Two Realities, 2007.
Examples of Tõnis Vint’s comparative approach to different visual sign systems.

Dato che gli ornamenti originariamente avevano un forte significato simbolico e rituale, Vint si concentrava proprio sull’ornamentazione degli oggetti rituali. Per esempio, Vint ha accostato i motivi e il simbolismo legati alla meditazione nelle cinture di Lielvārde (Lettonia) ai manufatti cinesi e agli ornamenti celtici. Se la sua intuizione fosse corretta dimostrerebbe come la conoscenza primigenia dell’universo e dei suoi processi sia sopravvissuta nell’artigianato tradizionale dei paesi Baltici. Sotto la minaccia della russificazione imposta dal regime sovietico, Vint provava così a salvare il patrimonio etnografico baltico.

Nell’ambito della sua pratica artistica Vint abbracciò anche il metodo della cosiddetta psico-geometria, che si basava sulla concezione junghiana degli archetipi e proponeva principi generalmente considerati positivi come quelli di concentrazione, equilibrio e armonia. La psico-geometria fu praticata oltre che da Vint stesso anche dai suoi studenti, dal 1972 raccolti in un gruppo chiamato Studio 22.

Sopra: Tõnis Vint. Poster Estonian Drawing (1985) e le sue fonti di ispirazione, tra cui il San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello (1470), interpretato attraverso l’archetipo dell’anima.

Tõnis Vint. Psycho-geometric works from the series GM. 1989.
Tõnis Vint. Psycho-geometric works from the series GM. 1989.

Tõnis Vint non si è limitato a un solo sistema. Ha sviluppato metodi multipli – che potrebbero essere considerati essi stessi come attualizzazioni del linguaggio perfetto -, per poi combinarli in una propria sintesi totale. Per esempio, ha usato il sistema combinatorio dell’I Ching cinese sia per dimostrare l’universalità di certi motivi ornamentali sia per creare una base metodica per le sue composizioni. Vint ha poi anche integrato l’estetica giapponese dello spazio vuoto e delle forme minimaliste, applicandole al leggendario design del proprio appartamento e all’iconografia delle sue opere grafiche e dei suoi modelli. Con una certa dose di radicalismo e idealizzazione modernista, Vint ha riletto elementi del design giapponese come griglie, schermi di carta, strutture di finestre e tappeti, cercando di renderli ancora più “perfetti”, puri e minimali.

“Travelling motives” in Tõnis Vint’s graphic works and his interior design.
“Travelling motives” in Tõnis Vint’s graphic works and his interior design.
“Travelling motives” in Tõnis Vint’s graphic works and his interior design.
“Travelling motives” in Tõnis Vint’s graphic works and his interior design.

Il metodo di Vint per dimostrare le sue teorie era basato principalmente su analogie visive e poteva funzionare anche senza commenti testuali. Il suo tentativo di creare una storia dell’arte puramente visiva, che non avesse “parole”, potrebbe essere paragonato all’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg. Anche se Vint non conosceva gli scritti di Warburg, ci sono molte caratteristiche comuni nel loro approccio: anacronismo, inclusione, giustapposizione di oggetti d’uso comune e opere d’arte. La struttura del Mnemosyne è stata interpretata in termini di montaggio e movimento, cercando di rendere più suggestive le analogie tra le immagini. Questo approccio si ritrova anche in The Belt of Lielvārde, film scritto da Vint nel 1980 (Riga Film Studio, per la regia di Ansis Epners), dove l’artista ha utilizzato il linguaggio cinematografico per dimostrare in modo dinamico la somiglianza tra diversi segni, permettendo loro di “svilupparsi” l’uno nell’altro.

[Qui e qui i link delle due versioni del film disponibili su Youtube, Ndr].

Il progetto di Tõnis Vint era una sintesi di diversi approcci, tutti relativi all’idea di un linguaggio visivo perfetto. Vint non si limitava a raccogliere curiosità, ma partecipava attivamente al discorso artistico e culturale, espandendo significativamente l’uso delle immagini nella sfera del visuale. In questo senso, le pubblicazioni di Vint si collocano vicino a progetti come Le Musée imaginaire di André Malraux o Atlas: How to Carry the World on One’s Back di Georges Didi-Huberman. Il metodo di Vint intercetta molte delle strategie creative messe in atto nel XX e nell’XXI secolo, ponendo le sue pratiche un contesto contemporaneo decisamente aggiornato. Si opensi alla forma dell’altlante, per esempio, che è stata usata da artisti contemporanei come Christian Boltanski, Gerhard Richer, Ilya Kabakov e Mikhail Chemiakin, ossia pensatori impegnati come Vint nella ricerca di un linguaggio visivo universale.

Studio 22 members at lectures at Tõnis Vint’s home. The second half of the 1980s Photos: Tõnis Vint (photo above) and Ene Kull. Tõnis Vint’s archive.
Tõnis Vint at his home-studio in Gonsiori St. The first half of the 1980s Photos: Ene Kull. Tõnis Vint’s archive.

March 17, 2022