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CONCEPTUAL FINE ARTS

Gian Giacomo Poldi Pezzoli: una chiamata dal passato

Stefano Pirovano

Gian Giacomo Poldi Pezzoli ha collezionato antichità, ma coi piedi ben saldi nel suo presente. Ecco perché il museo che ha fondato è una pietra miliare.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli, padre del museo che ancora porta il suo nome, comincia a collezionare in giovanissima età. E i suoi primi interessi vanno verso gli artisti a lui contemporanei. Rosina Trivulzio, la madre, che è figlia del marchese Gian Giacomo Trivulzio, di cui il Poldi Pezzoli porta il nome, è una mecenate nota a Milano, vicina all’Accademia di Brera. I Trivulzio già hanno un museo privato, il Museo Trivulzio, e una grande biblioteca (li descrive l’abate Pietro Mazzucchelli in un documento del 1817). A Rosina piace l’arte del proprio tempo. È vicina a artisti contemporanei come Giuseppe Molteni e Lorenzo Bartolini, che 1828 ne scolpisce un solare ritratto marmoreo. Il padre di Gian Giacomo, Giuseppe Pezzoli d’Albertone, che oltre ad aver ereditato la fortuna dello zio (Giuseppe Pezzoli senior, parmense, esattore delle imposte nella Lombardia austriaca) aveva ereditato anche la biblioteca dell’abate Giovanni Maria Pezzoli, fratello di Giuseppe senior e di sua madre Margherita, passa a miglior vita quando il figlio ha solo 10 anni.

Piero del Pollaiolo, Portrait of young Woman, 1470. Tempera and oil on panel, 45.5 x 32.7 cm. Courtesy of Museo Poldi Pezzoli.
Lorenzo Bartolini, Bust of Rosa Trivulzio Poldi Pezzoli, 1828.
Lorenzo Bartolini, Bust of Rosa Trivulzio Poldi Pezzoli, 1828.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli, l’uomo e il suo tempo.

È quindi sulla via indicata da Rosina Trivulzio, e appoggiata dai precettori che la madre sceglie per lui, che Poldi Pezzoli muove i primi passi. Viaggiano spesso insieme. A Parma, Firenze, Bologna, Napoli, Venezia e ovviamente Parigi, dove Rosina e il figlio trascorrono un lungo periodo nel 19

1840. Giacomo Poldi, così il giovane si firma nelle lettere private, ha 18 anni. Gli piacciono la caccia, le armi e i cavalli, ma nutre una forte passione anche per il teatro, e per le sue attrici. Le sue favorite sono Cora, Eleuteria, e Laura Giordano, alla quale brevemente si lega nel 1853 creando scompiglio in famiglia. Forse ha una figlia da Giuseppina Parravicini, moglie in seconde nozze del chimico Francesco Cavezzali, anch’egli noto mecenate. Nell’inverno del 1859 muore Rosina Trivulzio, ma Giuseppina Parravicini, nel frattempo, ha dato alla luce Camilla Cavezzali, che con Gian Giacomo avrà sempre un rapporto molto speciale. Alla sua morte le lascerà un’eredità di 400.000 lire e una cassaforte da utilizzare come propria dote quando troverà marito. È una fortuna per l’epoca. Camilla da parte sua lascerà un legato testamentario alla Fondazione Artistica voluta da Poldi Pezzoli, e così farà il suo secondo marito, l’avvocato Bassano Gabba, che nel 1928 donerà all’istituzione un’eredità di ben 200.000 lire.

Camilla Cavezzali
Giuseppe Bertini, Portrait of Camilla Cavezzali, 1865 circa. Oil on canvas, 70 x 51 cm. Courtesy of Museo Poldi Pezzoli.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli è un uomo generoso, colto e curioso, amante della bella vita certo, ma anche dotato di un grande senso di responsabilità civica. Il 1848 segna per l’Italia l’inizio di quel tumultuoso processo che porterà all’unificazione sotto un unica bandiera delle tanti potentati allora presenti sul territorio. L’obiettivo comune delle forze progressiste è la concessione di costituzioni fondate su organi rappresentativi. L’insurrezione a Milano si innesca il 18 marzo e dura 5 memorabili giornate. I milanesi combattono contro le truppe del maresciallo Radetzky. Li guida Carlo Cattaneo. Le cronache dicono che casa Poldi Pezzoli è sede di uno dei comitati di coordinamento delle forze ribelli. Ma alla vittoria iniziale e al Governo provvisorio segue il ritorno degli austriaci. In agosto il palazzo milanese di Gian Giacomo Poldi Pezzoli viene sequestrato, e il suo proprietario è costretto a fuggire in Svizzera. Per evitare la confisca dei beni il nobiluomo deve pagare una multa di 600.000, ovvero più di quanto sarebbe stato in grado di lasciare in dote alla sua probabile figlia naturale. È questo il periodo in cui si formano la collezione e l’idea di costruire una casa museo.

Lineamenti di un collezionista.

Gli anni che precedono l’Unità d’Italia sono per la collezione Poldi Pezzoli fondamentali. Il nobiluomo continua a sostenere i giovani artisti, tanto che nel 1850 l’Album Illustrato dell’Esposizione Braidense è a lui dedicato. Così l’autore del catalogo omaggia il munifico collezionista: ‘A Gian Giacomo Poldi Pezzoli che le laute avite fortune anziché a sfogo dell’inutile fasto adopera con seno e larghezza a conforto delle arti belle italiane‘. L’anno successivo Francesco Hayez esegue il suo ritratto, che viene esposto a Brera. In questo periodo Poldi Pezzoli sta anche ristrutturando la propria residenza, alla quale aggiunge un nuovo corpo, quello che attualmente si trova al numero 14 di via Manzoni e che è sede del museo. Ma a questo punto l’interesse del collezionista sta cambiando.

Francesco Hayez, Portrait of Gian Giacomo Poldi Pezzoli, 1851. Oil on canvas. 120 x 93,5 cm Courtesy of Museo Poldi Pezzoli.

L’armeria era nata nel decennio precedente, all’inizio degli anni 40, probabilmente suggerita dai venti rivoluzionari. Poldi Pezzoli dedica a questa passione tempo studio e risorse economiche. All’inizio compra in maniera confusa, dal medioevo all’oriente. Poi mette a fuoco il mirino, e cerca di creare una sorta di storia dell’armatura, dall’antichità al XVII secolo. La collezione cresce e la capacità di scelta di Poldi Pezzoli si affina, e così la sua destrezza nell’assicurarsi i pezzi migliori. Durante i tumulti delle Cinque Giornate si aggiudica un morione della collezione di Ambrogio Uboldo e l’elmo di Vincenzo I Gonzaga della collezione Borromeo (forgiato da Pompeo della Cesa, il più abile armoraro milanese del rinascimento). Il pensiero va a Utz, il romanzo di Bruce Chatwin, quando il protagonista ricorda al lettore come, purtroppo, guerre e rivoluzioni siano le migliori opportunità per i collezionisti. Ma Chatwin sarebbe venuto molto dopo. I modelli a cui si inspira Giacomo sono piuttosto quelli del militare collezionista Ambrogio Uboldo e di Carlo Alberto di Savoia. Il principale fornitore di Poldi Pezzoli è invece Carlo Maria Colombo, armaiolo, restauratore di pezzi antichi, nonché consulente del nostro. Indice dell’importanza che le armi hanno per Poldi Pezzoli è il ritratto postumo dipinto da Giuseppe Bertini, diventato nel frattempo direttore del museo. Bertini rappresenta l’amico tra i suoi gioielli: l’elmo forse appartenuto al duca d’Alba, due spade cinquecentesche, una lancia, un corsetto d’armatura.

Poldi Pezzoli e gli antichi maestri.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli compone la quadreria antica tra il 1853 e il 1879. Non dovrebbe pertanto sorprendere lo spirito ‘nazionalistico’ che alimenta le ambizioni del gentiluomo. Da questo punto di vista è fondamentale l’incontro che avviene nel fatidico 1861, data dell’Unità d’Italia, con Giovanni Morelli, paladino del patrimonio artistico italiano e, in questa veste, Senatore del Regno d’Italia nel 1873. Dal punto di vista operativo, invece, le persone più vicine a Poldi Pezzoli sono senz’altro Giuseppe Molteni, stimato conservatore della Pinacoteca dell’Accademia di Brera, nonché abile restauratore, e Giuseppe Baslini, principe degli antiquari milanesi. È con loro che Poldi Pezzoli opera le acquisizioni più importanti: Giovanni Bellini, Bergognone, Botticelli, Mantegna, Piero del Pollaiolo, Salviati, Solario. Nel 1857, grazie alla mediazione di Molteni, Poldi Pezzoli fa proprie la Santa Caterina di Bergognone, l’Artemisia allora ritenuta di Luca Signorelli (oggi attribuita al Maestro di Griselda), una Madonna con Bambino di Giovanni d’Alemagna e Alvise Vivarini, e il Riposo dalla fuga in Egitto di Andrea Solario. Nel 1862 acquista direttamente da Morelli tre dipinti di Andrea Solario per un totale di 1132,40 lire (alla fine i Solario nel suo museo saranno 8). Quattro anni dopo, sempre da Morelli, arrivano anche il Ritratto di giovane di Francesco Salviati, allora attribuito al Puligio (Poldi Pezzoli paga il quadro 440 lire), e la Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna (460 lire).

Andrea Mantegna, Madonna with Child, 1490-1500. Tempera on canvas. 45,2 x 35,5 cm. Courtesy of Museo Poldi Pezzoli.

Sul piano economico l’Europa sta attraversando un periodo di forte crescita, ma anche di grande volatilità dei mercati. L’Italia è in ritardo sotto molti aspetti, e il processo di unificazione è turbolento e fiscalmente costoso. Gian Giacomo Poldi Pezzoli ha conosciuto l’esilio e si è visto confiscare i beni dalgi austriaci. È naturale pensare che il suo collezionismo sia in qualche modo influenzato da questo scenario. Oltretutto, tra il 1866 e il 1869 le necessità fiscali spingono il governo italiano ad accelerare le operazioni di incameramento e liquidazione dell’asse ecclesiastico. Tra i beni rifugio emergono delle opportunità. Nel 1867 muore Molteni, e Giuseppe Baslini diventa il principale referente di Poldi Pezzoli, che nel 1872 è membro del comitato esecutivo della prima Esposizione d’Arte Antica organizzata a Brera. Alla sua collezione si dedica un’intera sala, e appare chiara la sua predilezione per i ritratti, per i pezzi di piccole dimensioni, e per i leonardeschi. L’elenco delle più importanti opere nelle collezioni milanesi composto nel 1874 da Gustavo Frizzoni (che di Morelli è allievo) stima il Riposo dalla fuga in Egitto di Andrea Solario 45.000 lire – ed è, in quel momento, il pezzo più prezioso della raccolta. Il Ritratto di Giovane donna del Pollaiolo secondo Frizzoni vale 20.000 lire. Le opere acquisite pochi anni prima si erano straordinariamente rivalutate, anche tenendo conto dell’inflazione, e le stime sono sostanzialmente confermate dall’inventario giudiziale del 1879. L’ultimo acquisto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli sarà la Deposizione dalla croce di Sandro Botticelli, comprata a Firenze il 12 marzo 1879, un mese prima di morire. Il 25 aprile del 1881 il suo museo apre al pubblico.

Sandro Botticelli, Lamentation over Dead Christ, 1495-1500. Tempera on board. 106 x 71 cm. Courtesy of Museo Poldi Pezzoli.

Poldi Pezzoli, l’eredità.

Attualmente non si conoscono testimonianze dirette riguardo ai criteri formali o ideologici che hanno indirizzato la collezione di Poldi Pezzoli e la fondazione del suo museo (all’epoca gli eredi decisero di tenere per sé scritti e oggetti personali, non consegnandoli al nascente museo). La sua volontà è però chiaramente espressa nel testamento olografo del 1871, nel quale il collezionista sancisce, per altro, uno stretto collegamento tra il nuovo museo, o meglio ‘Fondazione Artistica’, e la Pinacoteca di Brera, affidandone la direzione a Giuseppe Bertini, che dell’Accademia è presidente. L’idea, in realtà, era già presente in un precedente testamento redatto nel 1861, dove Poldi Pezzoli scrive:

Trovandosi di compendio alla mia eredità una collezione di armature antiche, di sculture, quadri e simili oggetti alla quale ho dedicato particolari cure e rilevanti dispendii, il mio desiderio sarebbe che fosse conservata in famiglia a lustro della medesima e che a ogni evento rimanga a decoro della mia città nativa di Milano e a ricordo perenne della mia affezione per essa.

La Fondazione viene dotata di un vitalizio di 8000 lire annue, destinato a coprire i costi di gestione e l’acquisto di opere d’arte ‘siano antiche che moderne‘. È questo un messaggio importante, forse una delle chiavi della collezione. Poldi Pezzoli è stato in grado di guardare tanto al proprio presente quanto al passato. Il museo avrebbe dovuto continuare a crescere in quello stesso spirito che aveva portato il presente e il passato a dialogare tra loro – non solo attraverso la pittura – per reciproco beneficio. L’ammirazione che Gian Giacomo Poldi Pezzoli suscita nei visitatori stranieri – come Otto Mündler e Charles Eastlake (l’uno responsabile delle acquisizioni, l’altro direttore della National Gallery di Londra), o i coniugi Édouard André e Nélie Jacquemart (la cui casa-museo parigina si ispira al modello milanese) -, si deve anche al fatto che Poldi Pezzoli sa essere un uomo del suo tempo. Anzi, forse ne rappresenta il prototipo migliore. Ogni stanza del suo museo interpreterà un stile del passato, in ossequio al revival storicistico e alle richieste di chi chiedeva di far dialogare architettura e arti decorative con i migliori modelli del passato, modelli sui quali l’Italia (oggi diremmo l’Europa) avrebbe costruito il suo futuro.

Bibliografia

A. Mottola Molfino, Storia del museo, in: Museo Poldi Pezzoli. Dipinti. Musei e Gallerie di Milano, 1982; A. Mottola Molfino, Il libro dei musei, 1991. A. Morandotti, Il collezionismo in Lombradia, 2008; Gian Giacomo Poldi Pezzoli. L’uomo e il collezionista del Risorgimento, a cura di L. Galli Michero e F. Mazzocca, 2011.

February 10, 2022