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CONCEPTUAL FINE ARTS

Fiori doppi: a proposito di Keto Logua

Céline Mathieu

Nata a Tbilisi, e ora a Berlino, Keto Logua usa botanica, petali e sessualità per parlare di ciò che è molteplice, ambiguo e soggettivo

Cose per cui non esiste un nome

Per parlare del mondo delle rose Keto Logua (n. 1988, Sukhumi, Georgia) usa spesso aggettivi come ‘botanico’ e ‘floreale’. Il suo vocabolario apre un dominio. I fiori hanno un certo numero di petali e di organi sessuali. “La rosa selvatica ha solo cinque petali – spiega l’artista -, ma nel tempo i petali di questo fiore sono diventati moltissimi, mentre i suoi organi sessuali sono lentamente scomparsi, diventando petali anch’essi”. I titoli delle sculture e dei dipinti parte della mostra intitolata Double Flowers, che si è tenuta alla galleria LC Queisser di Tbilisi, riassumono bene il senso delle opere a cui sono riferiti. Le diciture Cross Section e Natural History si riferiscono a diverse opere in mostra. “La somiglianza non esclude l’importanza; la variazione alimenta la diversità” dice Keto Logua.

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Keto Logua, Natural History I (detail), 2020. Courtesy of the artist and LC Queisser.

Legno, stagno, acciaio, calce e alluminio

Keto Logua pensa al proprio lavoro artistico come a una ricerca da mostrare, piuttosto che come a un ricercare riguardo a qualcosa. “Ho voluto esplorare il modo in cui selezioniamo gli oggetti naturali, le opere d’arte e le tecnologie di produzione o riproduzione. Le rose sono diventate parte di questo percorso”. Solitamente Logua incontra leggendo i concetti che poi sceglie di esplorare, prima di intraprendere quella che lei chiama una “traduzione materiale”. Qui si chiarisce anche come Logua impieghi modelli esistenti (3D o disegni scientifici), che poi stampa, cola o dipinge; anche se poi tutto nasce dall’incrocio di linguaggi e rappresentazioni, che sono mutanti proprio come i modelli della mostra a Tiblisi, ottenuti combinando analogico e digitale, e facendo convergere le patine del naturale con le rigidità di ciò che è, invece, artificiale.

Il fulcro della mostra è un osso dorsale di stegosauro trovato online in un archivio di media digitali in 3D. L’oggetto, di metallo fuso, sembra liscio e freddo; è reale e fantastico al tempo stesso. L’artista l’ha posto in cima a una colonna di blocchi di cemento granuloso. I blocchi sono attraversati da tre tunnel ovali – “questo è il modello sovietico” spiega Keto Logua. Li ha trovati ammassati in piccoli mucchi ai bordi delle strade intorno alla galleria, che non dista molto dal luogo dove l’artista è cresciuta. “Questo tipo di elemento costruttivo è ora stato sostituito da un elemento rispondente allo standard europeo”. Logua parla con un piccolo sorriso, probabilmente riferendosi all’assurdità dei processi di standardizzazione. Perché mai un mattone dovrebbe essere migliore di un altro? Perché due fori quadrati sono meglio di tre ovali? L’artista ha chiesto a un amico architetto e lui ha risposto in modo esitante, speculando, senza infine riuscire a offrire una vera ragione.

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Keto Logua, Cross section. Semi Double Rose II, 2020. Wood, tin, steel. Courtesy of the artist and LC Queisser.

A oppure B

È anche interessante notare che quando arte e scienza collaborano tra loro finiscono sempre per nutrire reciproche aspettative. L’artista si aspetta risposte assolute, mentre gli scienziati in genere si chiedono perché il suo interesse non si limiti solo alla poetica della materia studiata. In effetti per Logua il modo in cui parafrasiamo qualcosa si moltiplica nella nostra comprensione di quella cosa, e nella proiezione dei nostri desideri.

L’andamento delle linee grafiche incise sul legno deriva da una tecnica impiegata in botanica per organizzare schematicamente le informazioni floreali. L’immagine grafica fa riferimento a “un tipo di fiore”, riassumendolo in estrema sintesi. L’abitudine di mutuare comuni denominatori dal mondo della scienza esatta sembra motivare la maggior parte dei lavori di Keto Logua, secondo una regola che l’artista generalmente applica, ma che per definizione esclude.

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Keto Logua, Cross section. Double Rose I, 2020. Wood, tin, steel. Courtesy of the artist and LC Queisser.

Singolo convertito in doppia forma

In Cross Section (2020) certi diagrammi botanici risalenti al XIX secolo mappano l’architettura interna del fiore, indicandone anche il numero di petali, il sesso, la struttura in sezione e i simboli in esso incorporati. Logua si è poi rivolta a un botanico, per disegnare il diagramma del doppio fiore, un fenomeno noto in cui un fiore emerge all’interno di un altro attraverso una mutazione. Il singolo è convertito in una doppia forma. Usando un sistema umano per categorizzare e discernere tra il sentito e il sensibile, Keto Logua si appropria del linguaggio dei diagrammi e parla di un elemento deviante.

Le rose sono stati i primi fiori in cui questo genere di “doppio” è stato documentato e apprezzato, tanto da essere poi applicato nelle coltivazioni. Come ci ricorda Keto Logua: “Spesso vediamo le mutazioni come una delizia, ma per via della loro imprevedibilità non sappiamo come affrontarle. Il nostro approccio alla variazione, che a mio modo di vedere è cruciale per la natura, oltre a essere vitale e bello ci dice qualcosa riguardo a nostri canoni”. Così Keto Logua ha progettato il suo standard, dipingendo mutazioni come intarsi metallici.

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Keto Logua, Natural History I (detail), 2020. Courtesy of the artist and LC Queisser.

Non si può dire a parole tutto ciò che le piante fanno

Mentre la voce del nostro tempo sembra presa in prestito dalla vasta letteratura dedicata a cyborg, non-umani, polpi e muffe melmose, qualcuno potrebbe cominciare a chiedersi cosa sia successo all’idea di evoluzione. Keto Logua ne parla, non in termini di piccoli passaggi, ma di grandi cambiamenti che avvengono attraverso molte fasi e che procedono per ramificazione, piuttosto che riprodursi linearmente. Logua auspica una fioritura in diverse direzioni, che sappia abbracciare i mutanti come compagni attivi e paritari ai denominatori della scienza. “Per quanto matematicamente verificata, credo che la scienza debba essere un suggerimento piuttosto che un punto finale”.

La componente più squisitamente astratta del lavoro di Keto Logua riflette su come il linguaggio modella la nostra comprensione e la conoscenza determina il nostro comportamento. Ciò che ci tocca più da vicino stabilisce anche il modo in cui ne parliamo. A questo Keto Logua indirettamente si riferisce quando parla di botanica, petali floreali e sessi: molteplicità, ambiguità e soggettività. Logua non propone concetti, ma li stratifica con eleganza attraverso parole che “vitalizzano” e cambiano la percezione delle opere stesse. Per dirla con le parole della filosofa María Lugones: “Non posso essere un uomo sano in un mondo che mi genera incapace di prender parte al gioco”.

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Keto Logua, Bisexual and Radially Symmetric, 2018/2020. Courtesy of the artist and LC Queisser.

Come consonanti e vocali

Keto Logua passa dal linguaggio all’esistenza. Come abbiamo detto, il modo in cui le sue opere vengono al mondo spesso prevede modelli scientifici. Un’opera composta precedentemente alla mostra da LC Queisser prevede che otto fiori vengano stati stampati partendo da un modello 3D esistente. La forma del modello adottato proviene dalle menti di centinaia di ricercatori e dai dati raccolti per arrivare a produrre un’immagine dell’Ur-Blüte, ovvero il fiore ancestrale. Si tratta solo di un’ipotesi, dato che i ricercatori non sono riusciti a ricostruirlo completamente; probabilmente il fiore era bisessuale, ed è impossibile dire di che colore fosse. Nella versione 3D quest’ipotesi è in bianco e nero, disseminata nello spazio espositivo. Il momento in cui i petali toccano il gambo è il momento in cui l’occhio si perde e avverte la finzione; l’intersezione del punto in cui il petalo incontra il gambo è astratta, levigata, di materia non reale. L’artista ha anche progettato un ambiente per l’Ur-Blüte, collaborando con un illustratore specializzato. Questi ha impiegato piante esistite 250 milioni di anni fa, per generare una finzione significativa. Del resto, il nome suona così bene in tedesco… Ur-Blüte.

November 2, 2021