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Fatti avventurosi che riguardano Joseph Yoakum

Sophie Varin

Con Joseph Yoakum, dalle qualità mondane alla straordinarietà delle ragioni per cui certe cose hanno ragione di esistere

Già nel cercar di ripercorrere la vicenda biografica di Joseph Yoakum emerge un indizio significativo riguardo al significato delle sue opere. Dall’auto-fiction e dai certificati di nascita mal scritti, attraverso l’opacità di genealogia e luoghi, l’indagine intorno del suo personaggio porta presto a dover accettare molte rinunce. Sembra infatti che la sua storiografia personale sia piena errori. Si dice che molto di ciò che l’artista ha raccontato della propria vita sia stato inventato. Ma molto altro è fondato su fatti realmente accaduti.

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Joseph E. Yoakum, Mt Grazian in Maritime Alps near Emonaco Tunnel France and Italy by Tunnel, stamped 1958, black ballpoint pen, blue felt-tip pen, and colored pencil on paper, 30.5 x 48.3 cm. Gift of the Raymond K. Yoshida Living Trust and Kohler Foundation, Inc. Courtesy of MoMA New York.
Joseph Yoakum, Mt. Kanchen in Himilaya mtn Range near Lhasa China East asia, Aug 30 1970, pen and colored pencil and on paper, 19 x 11 3/4 inches, signed “by Joseph E. Yoakum” upper left. Credit: Private Collection, Philadelphia; Photo: Claire Iltis

[Una retrospettiva dedicata Joseph Yoakum è attualmente in corso all’Art Institute di Chicago. Ndr.]

Sappiamo che Joseph Elmer Yoakum è nato nel Missouri nel 1890 da un ex schiavo di origine franco-americana, cherokee e afro-americana e da una nativa americana. I due genitori hanno una famiglia di dieci figli. Yoakum dice di essere nato nel 1888, vicino al villaggio di Window Rock, in Arizona – ma lì non è stata trovata alcuna registrazione ufficiale della sua nascita. Joseph Yoakum ha lavorato nei circhi ferroviari, come stalliere, affissionista, minatore, custode, falegname, ha combattuto in Francia nella prima guerra mondiale, si è sposato due volte, ha viaggiato in quattro continenti… ma le testimonianze dubbie, o esagerate, riguardo alle molte vite di Joseph Yoakum tracciano una mappa sfocata. Anche se le storie che lo riguardano non sembrano contraddirsi non sappiamo chi egli fosse davvero. I fatti si fondono e si sovrappongono in una lunga avventura che per quanto confusa possa sembrare non porta mai del tutto fuori strada. Perciò, come accade per la storia della sua vita, dobbiamo accettare di immergerci nel vapore dei suoi lavori con la fiducia di chi non chiede spiegazioni. Joseph Yoakum ha cominciato a disegnare all’età di 72 anni a Chicago. In quei dieci anni che precedono la sua morte ha prodotto circa 2000 disegni.

Joseph E. Yoakum, Mt Popocatepel of Sra Madre Occidental Range near Mexico City C.M., 1967, blue and brown ballpoint pen and colored pencil on paper, 30.5 x 48.3 cm. Gift of the Raymond K. Yoshida Living Trust and Kohler Foundation, Inc. Courtesy of MoMA New York.

Nonostante un prospettiva per lo più appiattita, gli elementi naturali sono fluidi e vibranti. È come se le rocce, gli alberi o le radure si piegassero al soffio di un forte vento. La sensazione di profondità è spesso contraddetta da sfondi piatti. La rappresentazione della topografia è schematicamente estetizzata, ricordando i dipinti persiani del XVI secolo, oppure l’arte precolombiana.

Ciò che si potrebbe liquidare come mera rappresentazione infantile è in realtà il tentativo di rendere un determinato contesto in modo chiaro e semplificato. Se un certo luogo è popolato da mucche e alberi, tale immaginario viene estratto da fonti contemporanee, creando segni che saranno ripetuti in serie in tutto il disegno. Il lavoro di Yoakum sembra riguardare il riconoscimento e la comprensione. I suoi quadri sono da intendere come le immagini di un atlante di sensazioni vaghe.

Joseph Yoakum era una persona solitaria. Nelle vedute offerte dai suoi paesaggi l’appartenenza e la non-appartenenza coesistono. Il senso di appartenenza è poi senso di trascendenza: riconoscimento di luoghi e divenire congiunto di territori fluttuanti. La non appartenenza, invece, sembra purtroppo più quotidiana. Negli Stati Uniti negli anni ’50, questa nutre in sé la realtà dell’essere africano e nativo americano, con l’inevitabile corollario privazioni che questo implica. Ciò nonostante, i disegni di Joseph Yoakum sembrano intrisi e alimentati da molte esperienze in molti altri “luoghi dove la vita era molto più facile per i neri”, come lui stesso ha dichiarato.

[Riguardo al razzismo e al mondo dell’arte americana degli anni ’50 si veda anche il caso di Horace Pippin. Ndr.]

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Joseph Yoakum, Lake Ockachobia in Ever Glades South East Florida, c. 1968, colored pencil and ballpoint pen on paper, 12 x 18 inches. Exhibited in Edward Sherbeyn Show 1968. Credit: Private Collection, Philadelphia; Photo: Claire Iltis.

Avevo in mente di andare in posti diversi in momenti diversi. Sarei andato ovunque la mia mente mi portasse. Sono stato in tutto il mondo almeno quattro volte.

– Joseph Yoakum

Paesaggi nebbiosi, mappe segmentate e ricordi che scompaiono: i disegni colorati di Joseph Yoakum sono ricordi dei suoi viaggi. Le sue opere sembrano quelle di un uccello malinconico. Visto da lontano, di passaggio, da più in alto. Ricordati inventati o sbagliati. Nonostante la presenza di precise didascalie cartografiche scritte a mano su ogni disegno, questi sembrano più simili a un luminoso sogno a occhi aperti che a una mappa. Parallelamente, si nota una sorta di morbida precisione tesa a rappresentare i luoghi “come sono”. Già, ma da dove esattamente?

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Joseph Yoakum, Looking to the West from…, 1970, watercolor, pencil, pen on paper 12 x 19 inches. Credit: Courtesy of Fleisher/Ollman, Philadelphia; Photo: Claire Iltis.

Per via del suo posto nella nostra vita psichica, l’avventura ricordata tende ad assumere la qualità di un sogno. Sappiamo quanto velocemente dimentichiamo i sogni, perché anch’essi sono collocati al di fuori del contesto significativo della vita nel suo insieme. Ciò che designiamo come “onirico” non è altro che un ricordo legato al processo di vita coerente unificato da meno fili rispetto alle esperienze ordinarie. Potremmo dire che localizziamo la nostra incapacità di assimilare a questo processo qualcosa di sperimentato immaginando un sogno in cui ha avuto luogo. Più un’avventura è “avventurosa”, cioè più realizza pienamente la sua idea, più diventa “onirica” nella nostra memoria.

– Georg Simmel, estratto da L’avventuriero, 1911.

Nel lavoro di Joseph Yoakum aleggia una sensazione di solitudine, come per rivelare qualcosa che manca, o che non c’è mai stato, ma che è necessario. Assistiamo con sconcerto a qualcosa che offre simultaneamente impressioni distratte e coerenza dei fatti. La sua rappresentazione della terra è in bilico tra l’esperienza e la trascendenza, proiettata oltre i tempi e i luoghi.

Joseph Yoakum, North tip of Brenner Pass between Sweeden and Italys Alps, n.d., ballpoint pen and colored pencil on paper, 18 7/8 x 24 inches. Credit: Courtesy of Fleisher/Ollman; Photo: Claire Iltis.

Joseph Yoakum era cristiano. La fede era centrale nel suo lavoro. Diceva che i suoi disegni erano “uno svolgimento spirituale”. L’artista parla di “ricordo spirituale” laddove il soggetto gli viene finalmente rivelato solo dopo che il disegno è stato fatto. Questa convinzione implica una temporalità interessante che, come i suoi disegni, molto non si cura d’esser lineare. I motivi di tali rivelazioni similmente preesistono; poi si formalizzano e vivono oltre le opere, in modo indifferenziato.

…l’opera d’arte esiste interamente al di là della vita come realtà; l’avventura, interamente al di là della vita come corso ininterrotto che collega intelligentemente ogni elemento con i suoi prossimi. È perché l’opera d’arte e l’avventura stanno al di là della vita (anche se in sensi molto diversi) che entrambe sono analoghe alla totalità della vita stessa, anche se questa totalità si presenta nel breve riassunto e nell’affollamento dell’esperienza del sogno.

– Georg Simmel, estratto da L’avventuriero, 1911

Rivelazioni, ricordi “onirici”, mappe totali e storie frammentate. Dimenticate la verifica. Si tratta piuttosto di un viaggio per superare l’ordinario e andare oltre; viaggio attraverso realtà dubbie e fatti avventurosi. Si crede a ciò che si vede tanto quanto si vede ciò che si crede. Joseph Yoakum ci fa dondolare tra la qualità mondana delle cose che ci appaiono davanti agli occhi e la qualità extra-ordinaria della loro ragione nel mondo, e in noi.

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Joseph E. Yoakum, Grizzly Gulch Valley Ohansburg Vermont, undated, black ballpoint pen and watercolor on paper, 20 × 25.1 cm. Gift of the Raymond K. Yoshida Living Trust and Kohler Foundation, Inc. Courtesy of MoMA New York.

Bibliografia

  • Traveling the Rainbow: The Life and Art of Joseph E. Yoakum, By Derrel B. DePasse, 2000, University Press of Mississippi.
  • The Adventurer, Georg Simmel “Das Abenteuer,” Philosophische Kultur. Gesammelte Essays ([1911] 2nd ed.; Leipzig: Alfred Kroner, 1919). Translated by David Kettler.

July 26, 2021